Banca d’Italia chiude la filiale a Brescia: servizi a Bergamo e Milano

In corso Martiri della Libertà lavorano 29 addetti. L’ultima parola spetta ai vertici di Palazzo Koch
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Banca d'Italia, chiude la filiale di Brescia
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La Banca d’Italia chiuderà la filiale di Brescia, in corso Martiri della Libertà. Lo prevede il piano di «Sviluppo delle funzioni e di adeguamento degli assetti della rete territoriali», recentemente varato dal direttorio di Palazzo Koch e presentato solo pochi giorni fa alle forze sindacali.

«Ci attendevamo di capire in che cosa consistesse l’annunciato rafforzamento della rete - lamentano dalla Federazione autonoma dei lavoratori di Bankitalia (Falbi) -, ma dalla lettura del documento emergono solo le chiusure delle filiali di Brescia e Livorno, oltre al drastico ridimensionamento delle funzioni attualmente svolte».

La loro amarezza, probabilmente, è comparabile al disappunto con cui ieri è stata accolta la notizia da alcune figure istituzionali della città. Inoltre, per com’è maturata la scelta dell’istituto guidato da Fabio Panetta, trascurando evidentemente alcune peculiarità del tessuto economico bresciano, palesa diverse contraddizioni e ha l’effetto di uno «schiaffo» al nostro territorio.

Il punto

L’attuale rete territoriale di Bankitalia conta 38 filiali distribuite lungo la penisola: 20 sono insediate nei capoluoghi regionali e svolgono l’intera gamma delle attività; 12 (tra cui Brescia) assolvono in modo differenziato a una parte rilevante di queste attività; 6 (Arezzo, Bergamo, Foggia, Padova, Piacenza e Roma Cdm) sono specializzate nel trattamento del contante per la distribuzione e la raccolta di banconote nei confronti di banche e Poste e non offrono servizi al pubblico.

La filiale di corso Martiri della Libertà, in cui sono impiegati 29 addetti, assolve tre funzioni in particolare: la vigilanza sulle banche locali «minori» (ad esempio il CreLoVe e Banca S. Giulia); la gestione e il controllo di banconote e monete provenienti da diverse zone della Lombardia; l’analisi della situazione economico sociale a livello territoriale attraverso un confronto periodico dei componenti del Consiglio di reggenza della sede locale.

Se a fine ottobre il Consiglio superiore della Banca d’Italia approverà questo fatidico piano di riorganizzazione, una parte delle attività svolte in centro città, come ad esempio quella relativa al trattamento del contante, verranno trasferite a Bergamo, e le rimanenti a Milano. Non va peraltro tralasciato il fatto che la filiale di Brescia è un punto di riferimento per le province di Cremona e Mantova.

Il piano di riorganizzazione della rete della banca centrale italiana, che a dirla tutta non prevede tagli drastici a livello nazionale, si fonda su quattro pilastri: la valorizzazione del suo ruolo istituzionale, il rafforzamento del rapporto tra banca e territorio, il maggiore coordinamento tra strutture territoriali e quelle centrali e, infine, l’investimento di competenze specialistiche

. Pare ignorare, tuttavia, che Brescia è una delle province che producono maggior Pil in Italia, vantando un comparto manifatturiero tra i più prolifici in Europa. Il direttorio della Banca d’Italia sembra minimizzare anche l’alta densità demografica della nostra provincia e la sua strategica posizione geografica, sicuramente più orientata Est rispetto a Bergamo. La domanda sorge dunque spontanea: perché sacrificare Brescia, privilegiando altre città «minori»?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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