Economia

Automotive, accelera l’incertezza e frenano i ricavi

I bilanci 2020 riflettono le difficoltà del settore, mentre la filiera è alla ricerca di una nuova identità
Le maggiori realtà dell’automotive bresciano hanno segnato un -15,3% nell'export - © www.giornaledibrescia.it
Le maggiori realtà dell’automotive bresciano hanno segnato un -15,3% nell'export - © www.giornaledibrescia.it
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L'automotive è uno degli 8 settori analizzati nella ricerca Bilanci 2020, l'approfondimento che ogni anno la redazione del Giornale di Brescia realizza con l'Università degli Studi di Brescia. Un inserto di 274 pagine in edicola dal 3 dicembre (10 euro più il prezzo del quotidiano) e online sul portale bilanci.giornaledibrescia.it (a cui si può accedere con il coupon contenuto nel volume o acquistando l'accredito online a 9 euro). Sul sito saranno a disposizione i dati economici di più di mille aziende bresciane in versione digitale, filtrabili e consultabili con immediatezza, anche per creare analisi personalizzate e confronti tra imprese.

Di seguito, un'anticipazione del lavoro del gruppo di ricerca, coordinato dal professor Claudio Teodori.

I numeri 2020 dell’automotive sono molto espressivi delle difficoltà che il settore ha attraversato: in media, gli ordinativi e il fatturato chiudono rispettivamente con cali del 10,1% e del 13,5%, superiori a quelli dell’intera industria (fonte: Anfia). Anche l’indice della produzione industriale del settore automotive ha registrato un calo tendenziale del 21%, il doppio di quello dell’industria.

L’andamento appena descritto ha iniziato a manifestarsi nel 2019 e la pandemia ha acuito una tendenza già in atto. Nel 2021, però, si è registrata una forte reazione, anche se non mancano gli elementi di freno e di preoccupazione tra poco illustrati: nei primi otto mesi dell’anno la produzione (in termini tendenziali) è aumentata ben del 44% mentre il fatturato del 49% nei primi sette mesi: si tratta di variazioni di molto superiori a quelle dell’industria nel suo complesso. Nel 2020, il fatturato nazionale della componentistica, dove operano prevalentemente le imprese bresciane, si è ridotto del 12%, dopo il calo già avvenuto nel 2019, interessando tutti i segmenti della filiera. A questo andamento ha contribuito la contrazione dell’export del 15,3%.

Ponendo l’attenzione sulle nostre imprese, quelle selezionate rappresentano una porzione contenuta delle molteplici realtà che operano nell’ambito della filiera, il fatturato peggiora, come mai era successo in passato, in tutte le imprese, con una riduzione complessiva del 17%, superiore a quella manifestatasi a livello nazionale. Ancora più evidente è il calo dei risultati della gestione caratteristica, con una contrazione dell’Ebit del 66%.

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Peggiora anche l’Ebitda (margine operativo lordo), che ha perso più di due punti percentuali sul fatturato da inizio triennio, posizionandosi al 10,6% Il Roi (redditività degli investimenti) subisce un decremento evidente, di tre punti percentuali, raggiugendo valori assai contenuti: la causa, oltre alla perdita di marginalità, risiede nel minore grado di efficienza nell’utilizzo del capitale investito, su cui influisce in modo netto la rivalutazione: si passa dal 4,7% all’1,5% (6,8% due anni fa).

Fortunatamente la filiera è molto solida e ciò ha permesso di resistere al forte shock subìto: il rapporto di indebitamento si riduce nel 2020, ma su di esso ha inciso la rivalutazione che ha permesso di compensare la contenuta crescita delle passività. Tuttavia, a causa dell’ingente perdita di redditività, si riduce la sostenibilità economica degli oneri finanziari. Inoltre, il rapporto tra mezzi propri e immobilizzazioni rimane sotto l’unità (assenza di autocopertura) anche se, considerando i debiti a medio-lungo, vi è pieno equilibrio tra investimenti e finanziamenti in termini di scadenze.

In sintesi, i bilanci del 2020, riflettono pienamente gli effetti della pandemia che ha colpito una filiera già in sofferenza lo scorso anno, con la tendenza recente al peggioramento. Il 2021 era partito relativamente bene ma, successivamente, il chip shortage ha frenato in modo sensibile l’attività, generando sia fermi sia ritardi nelle lavorazioni e nelle conseguenti consegne: a peggiorare la situazione è l’assenza di certezze sui tempi di ritorno alla normalità.

L’incertezza è palpabile in merito alle prospettive della filiera, particolarmente interessata dalla transizione ecologica: non sono infatti comprensibili alcune proposte avanzate dall’Ue, che non fanno altro che introdurre confusione, limitandosi a enunciazioni, senza affrontare in termini completi il problema. Il quadro di riferimento è sicuramente più complesso di quanto qui brevemente delineato: il 2035 per le imprese è vicino, meno per la politica che indugia nel predisporre un piano industriale a supporto di questa fondamentale filiera.

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