A Brescia arretra il lavoro in somministrazione: il 2023 si chiude con un calo del 10%

Angela Dessì
Zini (Confindustria): «Tra le cause c’è la frenata dell’industria e le trasformazioni a tempo indeterminato»
In calo il lavoro somministrato
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Lavoro in somministrazione in caduta libera nel 2023 nel Bresciano. I dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia sulla base di quelli forniti dalle Agenzie per il Lavoro aderenti all’Osservatorio, parlano infatti di un -10% sul 2022, mentre il 4° trimestre va a -16% su base tendenziale, sulla scorta di quanto già sperimentato nei due periodi precedenti (rispettivamente -5% e -28%).

Tuttavia, la discesa delle richieste va interpretata non solo alla luce della frenata dell’industria locale che, nell’intero anno, ha registrato una (modesta) riduzione dei livelli produttivi, ma anche e soprattutto del processo di ricomposizione interno al contratto di somministrazione, che si traduce in una minore incidenza della componente a tempo determinato a favore di quella a tempo indeterminato (il cosiddetto «staff leasing»).

I profili in calo

La discesa riscontrata nell’ultimo periodo dell’anno è stata peraltro generalizzata fra tutti i macro profili professionali considerati nell’Osservatorio, anche se le flessioni più intense hanno riguardato i tecnici (-32%) e gli addetti al commercio (-22%), mentre contrazioni relativamente più modeste hanno riguardato il personale non qualificato (-16%), gli impiegati esecutivi (-15%), gli operai specializzati (-14%) e conduttori d’impianti (-12%). Ancora, nel periodo ottobre-dicembre 2023, la domanda ha riguardato, in particolare, conduttori d’impianti (43,3%), seguiti dal personale non qualificato (16,5%), dagli operai specializzati (13,9%) e dagli addetti al commercio (12,5%).

Nello stesso trimestre, le figure più ricercate sono state: operatori robot industriali (23,7% della domanda complessiva), seguiti dai non qualificati in imprese industriali (5,4%), dagli addetti consegna merci (5,2%), dagli addetti macchine per lavorazioni metalliche (4,9%) e dai non qualificati nei servizi di pulizia (4,7%).

Per quanto riguarda invece i profili caratterizzati dalle maggiori difficoltà nel reperimento, si segnalano, in particolare, alcune figure tecniche (tecnici in campo ingegneristico, i tecnici informatici e i tecnici della produzione) ed altre relative agli operai specializzati (fonditori, saldatori, specializzati meccanica di precisione, montatori, manutentori).

Resta il «mismatch»

Poco stupito dei dati, ed intento a vedere più il bicchiere mezzo pieno che quello mezzo vuoto, il vicepresidente di Confindustria Brescia con delega relazioni industriali e welfare, Roberto Zini.

«Siamo di fronte a un dato consuntivo che ci aspettavamo, alla luce dell’andamento dell’anno da poco concluso, caratterizzato da un rallentamento dell’economia locale e nazionale, e allo stesso tempo da una maggiore incidenza dei contratti a tempo indeterminato, rispetto alla somministrazione – tira corto il vicepresidente - Sono numeri che non devono trarre in inganno: il territorio bresciano continua a doversi confrontare con un importante disallineamento tra le richieste delle aziende e i lavoratori presenti sul mercato, in particolare nell’ambito manifatturiero. Non è un caso che, anche nel periodo ottobre-dicembre, le figure professionali più richieste siano state quelle dei conduttori d’impianti».

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