Mercato del lavoro, a Brescia prevalgono precari e turnover

Il mercato del lavoro in provincia di Brescia conferma i numeri e le tendenze dell’anno precedente: anche nel 2023, l’ingresso nel mercato del lavoro è spesso contrassegnato da contratti precari, ma nello stesso arco temporale si registrano costanti trasformazioni di rapporti a tempo determinato in quello indeterminato.
I dati
Nei dodici mesi esaminati aumenta il numero delle persone avviate al lavoro: sono 170.724 in totale, 4.744 in più rispetto al 2022, con un incremento del +2,9%. Dati che rappresentano una elevata mobilità del lavoro, basti pensare che nella nostra provincia il numero complessivo dei lavoratori dipendenti sono 434mila. L’incremento degli avviamenti al lavoro è quasi interamente appannaggio dei maschi (+4.703, con una crescita del 5%) mentre resta sostanzialmente invariato il numero delle donne assunte (+41). Una asimmetria che ci deve interrogare, considerando che in provincia di Brescia le donne scontano un tasso di occupazione del 40,2%, di 20 punti inferiore a quello dei maschi, il più basso tra quelli delle province lombarde. Sempre considerando le persone avviate al lavoro si osserva un incremento sia per gli addetti italiani, +3.246 rispetto al 2022 (+2,8%), così come per gli stranieri (+1.715, + 3,3%) che interessa esclusivamente i cittadini extracomunitari. Infine, se si leggono i dati delle persone avviate al lavoro con la lente delle classi di età, per classi di età, nel confronto tra il 2023 e il 2022, si rileva un aumento delle coorti estreme: i giovanissimi, tra i 15 e i 24 anni (+1.702, pari al +4,2%) e, in misura maggiore, gli over 50 (+2.532 +8,6%). Resta, invece invariato il numero di avviati nelle classi centrali, comprese nella fascia dai 25 ai 49 anni, che aumentano di 443 unità, pari al +0,5%.
I contratti
Si arresta nel 2023 la corsa del part time, modalità di avviamento al lavoro che, tuttavia, interessa 59.327 pratiche, il 26,6% del totale, una quota comunque elevatissima, anche si di poco inferiore al 27,1% registrato nel 2022.
Più di una persona su quattro, in larga parte donne, viene avviata al lavoro con contratti a tempo parziale, una scelta che, come documentano le ricerche dell’Istat, è in larga parte involontaria e, non di rado, nasconde forme di lavoro irregolare con ore di lavoro in nero.
Le pratiche
In via generale risulta sostanzialmente stabile il numero delle pratiche di avviamento al lavoro, che possono essere più di una nell’anno per lo stesso lavoratore: nel 2023 sono stati 222.930 i rapporti avviati, alcune centinaia in più rispetto alle 222.076 del 2022, +0,4%. Analogo anche l’andamento delle pratiche di cessazione, ben 215.489 nel 2023, che sono solo 184 in meno rispetto all’anno precedente. Insomma, nel mercato del lavoro bresciano si entra e si esce con grande intensità.
Non si arresta la precarizzazione nel mercato del lavoro: 169.686 delle 222.930 pratiche di avviamento (pari al 76,1%) riguardano contratti di lavoro «flessibili», ossia a tempo determinato (130.763), in somministrazione (27.658) o a progetto (11.265). Oltre tre bresciani su quattro, insomma, sono entrati nel mercato del lavoro con contratti precari. Un dato impressionante se consideriamo che le pratiche di avviamento con tipologie «permanenti» (tempo indeterminato e apprendistato) sono solo il 23,9% del totale.
Rispetto al 2022, inoltre si riduce il numero delle pratiche di avviamento a tempo indeterminato (-2.686, pari al -5,7%) così come quelle per l’apprendistato (-717, -7,5%). Nel confronto tra il 2023 e il 2022, complessivamente gli avviamenti al lavoro «permanenti» diminuiscono di 3.403 unità (-6%), mentre quelli «flessibili» aumentano di 4.257 unità (+2,6%). Poi, nel campo largo delle precarietà, aumentano gli avviamenti a tempo determinato (+1.541, +1,2%) mentre diminuiscono quelli in somministrazione (-5.595, -16,8%) e crescono i contratti a progetto (+8.311, +281%). Cambiano le forme della flessibilità ma, con tutta evidenza, non la sostanza.
Le attività
La maggior parte delle pratiche di avviamento al lavoro nel Bresciano riguarda l’attività del commercio e dei servizi, con 140.901 pratiche, pari al 63,2% del totale. Ciò premesso, una quota comunque rilevante di avviamenti al lavoro si registra per le attività industriali (50.437, pari al 22,6%), per le costruzioni (18.959, 8,5%) e per l’agricoltura (12.377, 5,5%). Rispetto all’anno precedente si osserva una maggiore quota di ingressi nel mercato del lavoro nelle attività dei servizi alle imprese e alle persone (+5.999 pratiche, +4,4%) e in agricoltura (+1.360, +12,3%) a fronte di una netta compressione del dato delle attività industriali (-6.708, -11,7%) e di una sostanziale tenuta delle costruzioni (+37, +0,2%). Questo potrebbe spiegare la riduzione degli ingressi in somministrazione, largamente usati nella manifattura, a favore dei contratti a progetto, di moda nelle attività dei servizi alle persone e alle imprese.
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