Cultura

Un safari al Museo di scienze, con gli animali impagliati del magazzino

«Transcending Boundary» propone il rincorrersi di immagini fotografiche e pittoriche firmate dai fratelli Giuliano e Roberto Radici
I fratelli Giuliano e Roberto Radici - © www.giornaledibrescia.it
I fratelli Giuliano e Roberto Radici - © www.giornaledibrescia.it
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Se fosse un film potrebbe intitolarsi «Un safari al museo». Evoca infatti emozioni cinematografiche l’esperienza multisensoriale della mostra «Transcending Boundary». Sensazioni suggerite dal «montaggio» operato per l’allestimento, che propone il rincorrersi di immagini fotografiche e pittoriche, firmate Giuliano e Roberto Radici, e potenziate dal sound design a cura di Simone Lombardi, che trasporta i visitatori in una dimensione selvaggia, grazie a versi ferini e fruscii naturali. «L’avventura sonora è accattivante: passo spesso del tempo nelle sale espositive, per vedere le reazioni dei visitatori, soprattutto delle scolaresche, che si entusiasmano ascoltando i ruggiti improvvisi» confida il fotografo Giuliano, deus ex machina anche di 7milamiglialontano, progetto che negli ultimi anni ha coinvolto artisti e operatori della comunicazione in viaggi intercontinentali a scopo benefico.

L'idea

E un obiettivo sociale c’è anche nel destino dei grandi pannelli che ha realizzato insieme al fratello pittore Roberto per la mostra in corso al museo di Scienze Naturali di Brescia (via Ozanam 4, fino al 7 gennaio, ingresso libero), dato che le opere verranno battute all’asta di beneficenza il 14 dicembre all’auditorium San Barnaba, per sostenere il progetto «Custodi del bello di Brescia», di cui Fondazione Opera Caritas San Martino è capofila. Il ricavato verrà stanziato per la riqualifica e la cura di un’area verde della città, azione che prevede anche opportunità di lavoro per persone in condizioni di fragilità.

Soffermandosi sul sottotitolo della mostra, «Morte, vita e natura», il fotografo spiega: «L’idea di “trascendere il confine” nasce da un’esperienza di contatto con i momenti più sconvolgenti e misteriosi che legano la vita e la morte. Il concetto, gravido di paure e tensioni, è stato trasfigurato in fotografie di animali imbalsamati, fermati in un momento che non è destinato a concludersi, o immersi in liquidi che ricordano vagamente quelli del grembo materno». Mescolandosi con i dipinti di Roberto, gli scatti esorcizzano timori ancestrali, così come nuove angosce, facendosi occasione per mostrare una barriera emotiva che salta e finalmente ci libera».

Oltre l'imbalsamazione

Il celebre teorico del cinema André Bazin, attribuì alle arti figurative una responsabilità definita «complesso della mummia», basandosi sull’idea che cristallizzare per sempre la vita in immagini fosse un’attività alquanto simile all’imbalsamazione, per battere l’ineluttabilità del tempo. In tal senso, Giuliano Radici ha amplificato le potenzialità del mezzo fotografico, quasi resuscitando grazie ai suoi scatti la ricca collezione di animali impagliati conservata nei magazzini del museo: «Ho voluto interpretarli come fossero quasi vivi, tramite un lieve effetto mosso».

E così le immagini «sono state catturate senza spostare i soggetti dalla loro collocazione o liberarli dal cellophane». Un approccio da reportage/safari nelle «segrete» del museo, fattesi grembo della collezione. Le stampe, entrano in risonanza con le pennellate del fratello Roberto, che sostiene: «C’è un’espressione che amo ed esprime il momento che scardina l’unità di madre e figlio: dare alla luce». La sinergia tra fratelli artisti ha invece «restituito alla luce» tracce di vita che prima erano solo confinate nel tempo sospeso dell’imbalsamazione.

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