Cultura

Raffinati e rari, i tappeti Mamelucchi in mostra al Mita di Brescia

Anita Loriana Ronchi
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Tassara, è visitabile da oggi. Quei pezzi influenzarono moda e collezionismo in Europa fin dal Cinquecento
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Tappeti, al Mita arrivano i Mamelucchi
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Non una semplice mostra di tappeti, ma un’occasione per scoprire un’arte e una cultura che, inaspettatamente, ha fatto il giro del mondo, arrivando a toccare le sponde del Mediterraneo e a contaminare persino alcune aree delle regioni italiane. «L’arrivo dei Mamelucchi. Tappeti mediterranei da Oriente a Occidente» è il titolo dell’esposizione che, da oggi, sarà visitabile negli spazi del Mita Centro culturale - Museo internazionale del Tappeto antico (via Privata De Vitalis 2 bis), promossa dalla Fondazione Tassara, che dispone della collezione Zaleski, la più importante e completa di tappeti di alta epoca (dal XV al XIX secolo), con 1338 pezzi unici provenienti da tre continenti.

L’obiettivo

I tappeti nella Sala delle Dame - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I tappeti nella Sala delle Dame - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

L’intento, dichiarato, è di accompagnare il grande pubblico alla scoperta di una raccolta particolare e rara, nelle cui trame s’intrecciano le grandi vicende storiche e l’epopea di importanti famiglie. Ne è testimonianza la celebre Sala delle Dame (a palazzo Martinengo della Fabbrica, ora Salvadego), affrescata da Moretto e dalla sua bottega probabilmente in occasione del fastoso matrimonio tra Girolamo Martinengo ed Eleonora Gonzaga – e riprodotta a grandezza naturale al Mita – in cui la balaustra da cui si affacciano le dame è ricoperta proprio dai preziosi tappeti orientali di un immaginario padiglione, decorato da piante fiorite e cornucopie.

La mostra

Curata da Giovanni Valagussa, storico dell’arte e docente all’Università Cattolica, accende i riflettori sugli scambi culturali, artistici e tecnici tra le rive del Mediterraneo, partendo dalla poderosa influenza dei raffinatissimi e rari tappeti Mamelucchi realizzati al Cairo e in alcune manifatture del Nord Africa. Ne esistono in tutto 150 esemplari al mondo; sette sono custoditi proprio al museo bresciano: tappeti finissimi e fragili anche per la tecnica dei nodi utilizzati diversa da quella anatolica e persiana e simile, piuttosto, a quanto realizzato anticamente a Roma e nel Mediterraneo. Ventitré i capolavori in mostra, di cui due di originale fattura mamelucca, databili attorno alla metà del XVI secolo, più una galleria di tappeti che in varia misura racchiudono citazioni dell’arte tessile coltivata dall’antica dinastia araba. Manufatti del Portogallo e della Spagna, ma anche del Marocco, dell’Egitto e della Siria, fino alla piccola sorprendente produzione di tappeti italiani, in Abruzzo, precisamente dal borgo di Pescocostanzo.

La «preview»

Il presidente Pasotti e il curatore Valagussa - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Il presidente Pasotti e il curatore Valagussa - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

«Possiamo definire il 2025 come l’anno dei Mamelucchi – ha osservato nella presentazione il presidente della Fondazione Tassara, Flavio Pasotti – poiché questo evento è la preview di una grande esposizione che inaugureremo a fine settembre, assieme al museo Bagatti Valsecchi e che si terrà in parte qui e in parte a Milano. Inoltre, il Louvre dedica al sultanato mamelucco la mostra «Mamlouks, 1250-1517», da aprile a luglio». I Mamelucchi, spiega il prof. Valagussa, rappresentati con straordinaria perizia da Moretto nella Sala delle Dame, sono caratterizzati da un gusto spiccatamente geometrico che ricorda un caleidoscopio limitato a pochi colori (predominante il rosso) e arricchito dal papiro riprodotto ripetutamente a “marchiare” la provenienza.

Storia

«L’influenza mamelucca si è esercitata progressivamente sui damasceni, sui tappeti nordafricani tipicamente marocchini ed è sbarcata al seguito arabo in Spagna e Portogallo, con una sovrapposizione di stili e tecniche che hanno dato luogo a pezzi di eccezionale fattura e che hanno ispirato anche i quasi sconosciuti, se non ad un ristretto numero di appassionati, “tappeti rustici” italiani, tra cui i tre “abruzzesi” in mostra che aprono una finestra su uno stile non ancora oggetto di adeguati studi». Il percorso espositivo permetterà di apprendere e riconoscere motivi comuni e differenze creative, che si sono stratificati nell’arco di quattro secoli in mondi spesso in guerra tra di loro, ma sempre in contatto sulle vie mercantili e delle arti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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