Cultura

Un libro racconta la sala delle Martinenghe del Moretto, tesoro nascosto di Brescia

Il volume documenta in immagini la storia della «Stanza delle Dame» di palazzo Salvadego, scrigno d’arte del ’500
«La Stanza delle Dame» - Foto © www.giornaledibrescia.it
«La Stanza delle Dame» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Vere, vive, palpabili», da abbracciare se fosse possibile, «gentildonne assai belle»: così di loro parlano, in un dialogo scritto nel 1545, Giambattista Avogadro, Cornelio Ducco e il pittore Alessandro Bonvicino. Quelle otto dame, «tutte sorelle della medesima casa», sono ritratte sulle parti di una stanza, «picola ma belissima», come la descrive Gerolamo Contarini, potentissimo Capitano di Brescia nel 1543. La loro fama resta intatta nei secoli. Nell’Ottocento erano famose come «Le Martinenghe del Moretto». E ancora oggi sono avvolte da un fascino misterioso.

Si affacciano su una saletta non grande ma che si allarga nella luminosa ampiezza dei paesaggi alle loro spalle, a raffigurare campi e valli, palazzi e borgate quasi a perdita d’occhio. Hanno una bellezza serena, infiocchettata in abiti raffinati, perle e gioielli s’intrecciano nei riccioli di ricercate acconciature. Ogni loro gesto parla d’una ricchezza tanto cospicua quanto indossata con naturalezza.

«La Stanza delle Dame» è uno dei tesori più affascinanti di Brescia, da sempre nascosto al grande pubblico perché nel cuore di una dimora privata. Ora viene disvelato da un volume che unisce dovizia di immagini e documenti, altro tassello del grande mosaico dell’anno da Capitale italiana della Cultura. I testi sono di Floriana Maffeis, che da anni svolge una ricerca sistematica sulle carte d’archivio dei Martinengo di Padernello. Dai documenti ricostruisce la storia del palazzo di via Dante, edificato su una struttura tre-quattrocentesca e «reformato» nel 1543 su disegni di Zaccaria Falnetti. Riordinato nel Settecento dai Marchetti, padre e figlio, fu quasi totalmente distrutto dal bombardamento del marzo 1945 e quindi restaurato negli anni Settanta.

La Stanza

Una delle dame del Moretto
Una delle dame del Moretto

Dalle antiche carte riemerge anche Gerolamo I Martinengo, uomo sanguigno e d’arme. Giovanissimo, per vendicare la morte del padre, uccise un parente e perciò venne bandito, esiliato a Zara. Si riabilitò militando al servizio di Venezia. Edificò fortificazioni a Creta e a Cipro, combatté contro i Turchi del Solimano. Morto nel 1570 per un’epidemia mentre era in navigazione, è sepolto a Famagosta.

Fu lui il committente della Stanza delle Dame, affidata al Moretto e offerta a Eleonora dei Gonzaga di Sabbioneta come dono per il matrimonio celebrato con grande sfarzo l’11 gennaio 1543, ma che finì tragicamente solo due anni dopo, a causa d’un parto prematuro.

La stanza, emblema dell’ideale femminile rinascimentale - che a Brescia ebbe esempi notevoli con Veronica Gambara, Laura Cereto e Angela Merici -, fu custodita con cura fino al marzo 1945, quando le bombe alleate la colpirono. I dipinti furono strappati nell’agosto 1945 e affidati al più celebre degli specialisti di quel tipo di restauro, Ottemi Della Rotta. Riassemblati nel 1949-50, ancora oggi mostrano tutta la loro bellezza. Su pareti e volti, paesaggi e architetture, acconciature, gioielli, vesti, tappeti, animali e decorazioni si soffermano le inquadrature di Basilio, Matteo e Stefano Rodella (Basmphoto) e di Virginio Gilberti, che con grande perizia mettono in luce l’insieme e i particolari sorprendenti del capolavoro.

La presentazione

Il volume, edito da Bamsphoto, sarà presentato venerdì 15 dicembre nella Sala del camino di Palazzo Martinengo in via S. Martino della Battaglia a Brescia. Con gli autori, interverranno Umberta Salvadego Molin Ugoni (la sua famiglia è proprietaria del palazzo), lo storico dell’arte Giuseppe Fusari e Ennio Zani, presidente della Bcc Brescia, sponsor della pubblicazione.  

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