Sonia Bergamasco: «Con lo sguardo degli altri catturo la Duse»

Un’incursione nel mito, attraverso l’intreccio di voci (epistolari) vicine e lontane che si rivolgevano al mito stesso. «La Duse e noi. Ritratto plurale di un’artista» è uno spettacolo originato dal dialogo tra l’attrice (per cinema, tv, teatro) e regista (teatrale) Sonia Bergamasco e la studiosa Marianna Zannoni, che in occasione del centenario della scomparsa di Eleonora Duse (1858-1924) ha curato la pubblicazione di un volume di lettere a lei indirizzate.
Da quel nucleo epistolare è nato un reading teatrale improntato su una selezione delle più belle lettere dell’archivio Eleonora Duse di Venezia, che la Bergamasco porterà in scena nell’anfiteatro del Vittoriale oggi, giovedì 1 agosto, (alle 21; biglietti da 16,40 a 22,40 euro; info sul sito), primo di due appuntamenti gardonesi dell’itinerante Festival della Bellezza, che il giorno successivo vedrà sul palco il filosofo Massimo Cacciari, impegnato in «Immagine e parola».
Sonia, cos’è «La Duse e noi»?
È una lettura scenica, e vuol essere la ricerca di un’individuazione, di un ritratto possibile, attraverso lo sguardo degli altri, sulla donna e sull’artista. Per cercare quantomeno di delineare i confini di questa figura, che è imprendibile: della Duse abbiamo notizia dalle lettere, abbiamo delle foto, ma soltanto un film in bianco e nero di cui è la protagonista, e poi null’altro, in vita. Questo ci dà però l’opportunità di immaginarla... Il mio desiderio era appunto quello di «accerchiarla», avvicinandomi a lei attraverso lo sguardo di tanti che l’hanno amata o conosciuta, a teatro e nella vita. Persone note oppure non conosciute (quantomeno oggi), che rivolgendosi a lei, ci consentono di immaginarla meglio.
Lei che tra gli altri ha vinto un Premio Duse per il Teatro nel 2014, come ha immaginato la Duse: tutta passione, determinazione e istinto, come vogliono le sintesi sul personaggio?
Passione e determinazione senz’altro. E c’era anche un istinto straordinario, ma in scena c’era il raggiungimento di una tecnica talmente potente, talmente raffinata, da non essere più nemmeno visibile. Quindi non era tutta istinto… quella è una leggenda. La cosa spettacolare, che molti hanno visto e descritto, è che sembrava non fare nulla in scena, eppure sapeva restituirci una verità assoluta che passava – e questo sono grandi del mestiere a dirlo – attraverso una tecnica raffinatissima.
Debutta al Vittoriale. Sarà una prima volta speciale, considerato il rapporto tra la Duse e lo storico «padrone di casa», Gabriele D’Annunzio?
È un piacere che il debutto avvenga con un’occasione tutta al femminile, celebrando la Duse in un luogo che sicuramente la riguarda, sia pure tra ombre e luci: il rapporto con D’Annunzio è stato fondamentale nella sua vita. Portare proprio lì, in un posto così suggestivo, la sua voce, è una cosa molto bella.
Sta per uscire il film «La vita accanto» di Marco Tullio Giordana, di cui è protagonista. Ha recitato in straordinari ruoli drammatici, ma negli ultimi anni pure in commedie, un genere che in precedenza non frequentava. Questione di proposte?
L’attacco, nelle commedie di Riccardo Milani (in tv e al cinema), nasce da una proposta inizialmente spiazzante. Poi dal desiderio di continuare, perché l’esperienza si è rivelata un gran piacere. La commedia ben scritta e ben realizzata è restituzione potente del gesto della vita, e un’opportunità straordinaria per un’artista
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