CulturaGarda

Dieci artiste rileggono la storia e l’architettura del Vittoriale

Francesca Roman
Inaugurata ieri la mostra curata da Renato Corsini, che s’inserisce nel 7° Brescia Photo Festival. Dieci autrici espongono nel nuovo «Golfo Nascosto» i loro scatti site-specific
«Così ferisci» di Alessandra Chemollo, uno degli scatti della mostra - © www.giornaledibrescia.it
«Così ferisci» di Alessandra Chemollo, uno degli scatti della mostra - © www.giornaledibrescia.it
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Un inedito sguardo femminile sulla dimora di Gabriele d’Annunzio. Un lavoro site-specific ha portato dieci grandi fotografe italiane a rileggere, ognuna con il proprio stile, la storia, l’architettura, l’ambiente e gli interni del Vittoriale di Gardone Riviera.

Inaugurata ieri mattina nel «Golfo Nascosto», nuovo spazio espositivo sotto le gradinate dell’anfiteatro, la mostra «Il Vittoriale delle Italiane», curata da Renato Corsini, s’inserisce nel 7° Brescia Photo Festival, nel segno della sinergia già avviata lo scorso anno tra Fondazione Brescia Musei e Fondazione Il Vittoriale degli Italiani (sulla piattaforma www.gardamusei.it da oggi si possono acquistare anche i biglietti di ingresso ai musei bresciani). Maria Vittoria Backhaus, Mariagrazia Beruffi, Patrizia Bonanzinga, Giusy Calia, Silvia Camporesi, Alessandra Chemollo, Caterina Matricardi, Luisa Menazzi Moretti, Antonella Monzoni e Ramona Zordini, selezionate per la loro storia professionale e per il posto che occupano nella storia della fotografia contemporanea, sono state invitate a realizzare un lavoro strettamente legato a quel luogo iconico del Garda, che porterà, al termine della mostra, alcune opere a rimanere parte del percorso di visita in modo permanente, arricchendo l’offerta di arte contemporanea italiana del Parco.

Prospettive

Backhaus ha pensato di rappresentare Gabriele d’Annunzio per quello che è sempre stato ai suoi occhi, cioè un personaggio pop-punk ante litteram. Le «Mute sentinelle» di Beruffi, invece, si riferiscono alle statue che abitano il parco e la villa, che sono state testimoni di una straordinaria energia che, un secolo fa, con passione, animava il Vittoriale. Bonanzinga con le sue «Verità Oniriche» scompone, sovrappone e crea nuove visioni del Vittoriale, mentre Calia, attraverso l’uso del drone, propone una prospettiva aerea capace di andare oltre i contorni fisici del complesso.

Camporesi cerca di restituire un’immagine sospesa degli spazi esterni, in cui è evidente il dialogo con la natura, Chemollo legge l’architettura del Vittoriale come una materializzazione in pietra di parole e simboli, in dialogo con le persone che la guardano, e Matricardi si è focalizzata sui volti dei busti di d’Annunzio e di una figura femminile: ne ha strappato la fotografia e successivamente ne ha ricomposto l’immagine. Le fotografie di Menazzi Moretti propongono le riproduzioni di brani de «Il libro segreto», l’ultima opera di d’Annunzio, affiancate dalle immagini del Vittoriale e, mentre Monzoni si concentra sulle presenze femminili che circondarono il Vate al Vittoriale, Zordini crea un universo immaginario in cui Eleonora Duse abita la villa di Gardone Riviera e documenta una sua immaginaria presenza.

Altre esposizioni

Sempre ieri mattina, il presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri ha inaugurato altre due mostre nel complesso monumentale: «Agostino De Romanis, nella natura la luce dell’anima», al Mas fino al 26 giugno, e «D’Annunzio e la Cina», al Museo d’Annunzio Eroe fino al 13 settembre.

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