Gibellini: «Il Pirandello narratore fu superiore al drammaturgo»

Nella collana dei Classici della letteratura di Morcelliana–Scholé esce la prima edizione integrale e commentata delle «Novelle per un anno» di Luigi Pirandello, comprensiva delle Novelle estravaganti. Nella sua ripartizione in tre volumi autonomi, l’opera corrisponde al disegno di Pirandello di un’edizione integrale. Pietro Gibellini, critico letterario e filologo bresciano già docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, firma un ampio saggio introduttivo. Le novelle sono annotate dai curatori, che hanno premesso un saggio a ciascuna raccolta.
Dal verismo rivisitato nelle prime prove di scrittura fino al surrealismo della fase più avanzata, il racconto breve ha sempre avuto uno spazio importante nella produzione letteraria di Luigi Pirandello e proprio in questo genere si manifestano i caratteri più autentici della sua arte, secondo il critico Pietro Gibellini. Delle 365 previste nel disegno a suo tempo concordato con l’editore Bemporad, circa 200 hanno trovato spazio nei 15 fascicoli effettivamente pubblicati tra il 1922 e il 1937 sui 24 in progetto. La nuova pubblicazione in tre volumi accoglie anche altre novelle della sua produzione, a completamento della raccolta.
Professor Gibellini, con quali peculiarità si presenta questo nuovo lavoro?
Sono passati trent’anni dall’uscita dell’opera che avevo curato, con l’aiuto degli amici bresciani Novella Gazich, Giacomo Prandolini e Marisa Strada, per la collana dei Classici dell’editore Giunti. La prima edizione è andata subito esaurita, ma la collana è stata chiusa e non si è più avuta nessun’altra edizione completa e commentata di quest’opera voluminosa. Abbiamo deciso di riprenderla e aggiornarla.
Per l’apertura della collana dedicata ai Classici nelle edizioni della Morcelliana ognuno dei tre volumi è stato arricchito da una nuova introduzione. Nella prima faccio il punto sugli studi dedicati a Pirandello. Questa è la tesi di fondo: le Novelle sono per me la parte migliore della sua opera, nei racconti brevi dà il meglio di sé e a questi si dimostra particolarmente legato, avendo così iniziato e finito la sua scrittura. Nel secondo volume Elena Maiolini, studiosa bresciana all’Università dell’Insubria, mette a punto le figure femminili, per le quali Pirandello ha sempre avuto una particolare attenzione. Nel terzo volume, che raccoglie le poesie più tarde, Gioele Cristofari dell’Università di Torino riflette sull’aspetto fantastico in Pirandello.
Qual era il disegno dell’autore?
Aveva inizialmente pensato di raccogliere 365 novelle in un solo volumone, tante quanti sono i giorni dell’anno. Ho avuto nel ‘94 la fortuna di pescare negli archivi dell’editrice Giunti, che aveva assorbito la Bemporad: nella corrispondenza tra autore ed editore si legge della necessità di scomporre il peso dell’opera e Pirandello propone di articolarla in dodici volumetti, tanti quanti sono i mesi dell’anno, accettando poi che diventino ventiquattro, come le ore del giorno. Attribuiva molta importanza a questa componente numerica: come nell’antica tradizione letteraria – si pensi al Canzoniere di Petrarca – c’era l’idea di dare un senso complessivo alla vita.
Il suo messaggio di pensiero l’ha dato più nelle Novelle che nel teatro e nei romanzi. Il teatro gli ha assicurato più notorietà e molte novelle avevano già un taglio cinematografico: basti pensare alla vicenda dello iettatore patentato, portata al cinema con Totò. A causa della morte dell’autore, le pubblicazioni si sono fermate al quindicesimo volumetto. Molte novelle erano rimaste sparse, dimenticate nei giornali o destinate ad essere inserite nelle raccolte non ultimate: le abbiamo messe in Appendice, in questa edizione che serve compiutamente il lettore.

Quale potrebbe essere una linea di lettura?
Si potrebbe partire dall’attenzione al verismo per cogliere un’evoluzione, nella capacità di ritrarre sia la vita in campagna sia nella grande città in trasformazione, da parte di Pirandello vissuto tra la Sicilia e Roma, senza dimenticare i suoi viaggi in Europa. Una chiave unificante si può trovare nelle novelle che danno il titolo alle quindici raccolte: sono racconti spesso spiazzanti, testi esemplari di un ribaltamento di ruoli, come se l’autore volesse far vedere il diritto e il rovescio di tutte le cose.
Con la sua visione umoristica e relativistica, Pirandello ha però l’idea che l’umanità debba sforzarsi di mettere una gabbia razionale all’irrazionalità del mondo: su questo conflitto tra l’ordine e il caos si gioca spesso il suo messaggio, che resta sempre ambiguo.
Le presentazioni
I tre tomi delle Novelle di Pirandello saranno presentati in città e provincia in due occasioni il prossimo autunno. Lunedì 28 ottobre alle 17.30, alla Fondazione Calzari Trebeschi, Piazza Paolo VI, 29, interverranno Pietro Gibellini, critico letterario e filologo, già docente di Letteratura italiana all’Università di Venezia ed Elena Maiolini, che insegna letteratura italiana all’Università dell’Insubria.
Secondo appuntamento sabato 9 novembre in occasione della Rassegna della Microeditoria di Chiari. Presentazione a Villa Mazzotti, dalle 15.15 alle 15.45 nella Sala del Conte. Anche in questo caso interverrà Pietro Gibellini, accompagnato stavolta da Angelo Piero Cappello, direttore generale creatività contemporanea del Ministero della cultura.
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