Paolo VI e la democrazia: ricostruire gli uomini per ricostruire gli Stati

Il XVI Colloquio Internazionale di studio dell’Istituto Paolo VI tratta un tema di grande attualità e, approfondendo la visione di Papa Montini sulla questione della democrazia, può indubbiamente offrire molti spunti di riflessione sia per chi ricopre responsabilità pubbliche, ma anche per ogni cittadino che osserva con grande preoccupazione ciò che sta accadendo nel contesto odierno.
L’intera vicenda di Giovanni Battista Montini, dal tempo del suo incarico di assistente spirituale presso la Fuci, agli anni di servizio presso la Segreteria di Stato fino al periodo dell’episcopato milanese e del pontificato, può essere analizzata attraverso vari filoni tra i quali uno in particolare evidenzia una preoccupazione che lo ha sempre accompagnato; potrebbe essere così definita: «Ricostruire gli uomini per ricostruire gli Stati».
Tra gli anni ’20 e ‘30, la sua azione viene sintetizzata in quell’opera che diverrà il vademecum fucino: Coscienza universitaria. Il luogo della cultura, che è anche il luogo della fede, per Montini non è il libro, ma l’anima e l’esperienza universitaria deve così diventare una grande esperienza formativa e spirituale in cui, tra le infinite domande, deve emergere soprattutto la domanda su Dio.
Con questo spirito, i giovani sono accompagnati ad aprirsi alla cultura europea, ai grandi pensatori e scrittori cristiani per acquisire una coscienza di sé avvertita, dinamica che guarda ad una società bisognosa di trasformazione. Il tema della ‘ricostruzione’ diventa per Mons. Montini un impegno molto più concreto negli ultimi due anni di guerra, quando intavola una fitta rete di relazioni, di incontri, di riflessioni con uomini politici italiani, finalizzati all’elaborazione di un progetto politico cristianamente ispirato e orientato al futuro.
Punto di riferimento di questa attività è anzitutto la dottrina sociale della Chiesa, dalla Rerum novarum alla Quadragesimo anno, fino ai Radiomessaggi pronunciati da Pio XII negli anni più bui della guerra, sui temi decisivi delle relazioni internazionali, della pace tra i popoli e del ruolo specifico dei cattolici. In questa scia va letto il «Codice di Camaldoli» nato a conclusione di un incontro promosso all’Eremo di Camaldoli, nel 1943, dai laureati cattolici e seguito molto direttamente da Montini. In senso più esteso e articolato, il tema della «ricostruzione» può essere utilizzato anche per leggere l’intero servizio apostolico, soprattutto quello del periodo conciliare e dello sforzo successivo di attuarne le linee fondamentali.

A tale proposito, va ricordato che in questi mesi ricorre il sessantesimo anniversario dell’ultima sessione del Concilio (14 settembre-8 dicembre 1965) e del viaggio all’ONU; fu questo un periodo molto intenso per Paolo VI. Nel discorso di apertura della sessione conciliare, del 14 settembre, il Papa, preoccupato per la guerra in Vietnam e per i vari conflitti che hanno impedito a diversi vescovi di recarsi a Roma, dice: «Questo concilio certamente dovrà essere fermo e chiaro circa la rettitudine della dottrina; tuttavia verso coloro che per cieco pregiudizio antireligioso o per ingiustificato proposito anti-ecclesiastico ancora tanto fanno soffrire la Chiesa, piuttosto che condannare qualcuno, avrà sentimenti di bontà e di pace, e pregheremo tutti con amore perché sia loro concessa da Dio quella misericordia che per noi stessi imploriamo. L’amore solo sia per tutti vincitore».
Da questo messaggio si arguisce che già qui vi è in nuce nell’animo di Paolo VI quella attenzione per la Chiesa dei paesi nell’area sovietica ed altri, come la Cina, mettendo in essere la strategia della Ostpolitik che si svilupperà negli anni successivi. Negli stessi giorni giunge il telegramma del patriarca Atenagora di Costantinopoli e nei mesi successivi verranno approvati dieci decreti e la costituzione pastorale Gaudium et spes sul rapporto della Chiesa con il mondo. Il 4 ottobre 1965, accogliendo l’invito del segretario generale U Thant, Paolo VI si reca alle Nazioni Unite, in occasione del ventesimo anniversario della sua fondazione e rivolgerà il suo messaggio di pace all’Assemblea generale, riunita in seduta speciale.
Papa Montini intravvide in questo invito la realizzazione di quello di Cristo: «Andate in tutto il mondo e annunciate». Il Papa si presenta all’ONU come «esperto in umanità» ed offre la collaborazione della Chiesa perché insieme si costruisca la pace mondiale. Il ricordo di questi eventi rinnova in ciascuno di noi il compito di essere protagonisti di un mondo di pace e di solidarietà e costruttori della «civiltà dell’amore», tanto cara a San Paolo VI.
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