Musica

Sanremo: il Festival della restaurazione piace agli addetti ai lavori

Il discografico Andrea Rosi, l’avvocata Annalaura Avanzi e lo stilista Maurizio Miri, bresciani, promuovono il Festival di Carlo Conti: ecco perché
Rosi con Giorgia
Rosi con Giorgia
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Per Sony questo è stato «un Festival di Sanremo di grande successo e soddisfazione». Ad affermarlo è il bresciano Andrea Rosi, president e ceo di Sony Music Entertainment Italy. 

Il discografico

«Quest’anno abbiamo nove artisti in gara oltre ad alcuni ospiti», spiega Rosi. «Li abbiamo portati con senso, progettualità e strategia». I nove artisti a cui si riferisce sono Bresh, Gaia, Olly, Joan Thiele, Francesca Michielin, Noemi, Rocco Hunt, Giorgia ed Emis Killa. «Olly in particolare sta performando in maniera incredibile, in linea con il mercato. Di Giorgia non ne parlo nemmeno: ci lavoro da 25 anni e non è mai andata così bene. E poiu Bresh, Gaia, Michielin… Ma anche Damiano».

C’è poi la quota bresciana, Joan Thiele. «Stavo cercando da tempo di portarla», ammette, «ma aveva altri impegni. Questo brano lo abbiano in cassetto da mesi e volevo fortemente arrivasse a Sanremo. Carlo Conti lo ha capito perfettamente. Lei è una bellissima figura. Ha voluto Frah Quintale per i duetti: mi sembra una combinazione perfetta. Chiaramente è ancora tutta in costruzione, con Sony è solo all’inizio». I numeri importanti sarà però qualcun altro a farli. «Sicuramente Olly. Ma anche Giorgia sta ottenendo risultati mai visti. Il pubblico è diverso. E lui anche al di là di Sanremo partiva con numeri altissimi: cinque brani nella top 50 di Spotify». A Rosi non interessa che questo Festival sia stato meno spettacolare, meno condito con altre cosucce collaterali. «Noi ci occupiamo di musica e meno di televisione. Per noi è stato un Sanremo straordinario per i numeri e per l’audience. Ci auguriamo sia sempre così».

L’avvocata dei cantanti

Annalaura Avanzi
Annalaura Avanzi

Anche per l’avvocata Annalaura Avanzi, che si occupa di assistenza legale per il mondo dell’entertainment e della musica e che è lei stessa cantante (nome d’arte Aua), l’edizione è andata bene (da spettatrice con un occhio specializzato). Anche qualcuno che c’è a Sanremo, ma bocca cucita su chi. 

«Penso che sia un Sanremo nel solco degli anni passati, abbastanza prevedibile», ci dice. «Niente colpi di scena o sorprese. Mi è piaciuta molto la partecipazione di Bianca Balti, per come si è approcciata alla sua storia. Ha detto molto come donna. Il resto è stato semplicemente un intrattenimento carino». Sulle canzoni, «ci sono dei bellissimi brani di autori che abbiamo imparato a conoscere, anche molto bravi. Però non c’è niente di “disruptive” come spesso capita a Sanremo, quella canzone che non c’entra nulla con le altre e che prende l’interesse. Spiccano sugli altri Lucio Corsi e Joan Thiele. Anche quella di Giorgia è una bella canzone, giusta per lei. Io non ho percepito fosse simile a “La sera dei miracoli”. Il maggiore successo però secondo me lo avrà Rose Villain: la sentiremo sempre in radio. Si abbina molto al suo personaggio, mi piace molto. E rimane in testa».

Lo stilista

Maurizio Miri nel suo atelier
Maurizio Miri nel suo atelier

Dal punto di vista della moda, a fare un’analisi di ciò che si è visto sul palco è lo stilista bresciano Maurizio Miri. Che ha notato dei trend.

Tra gli uomini il doppiopetto: «Non c’è niente di più elegante. Guarda agli anni Ottanta e Novanta ed è imbattibile. Il monopetto al confronto diventa banale. Lo scorso anno l’unico a vestire gli uomini da uomini fui io. Oggi stanno tornando l’eleganza e la sartorialità, come contraltare al genderless degli scorsi anni. Che va bene, ma che è solo per pochi. Lo possono indossare Mahmood, Mengoni e pochi altri. Per le donne ho visto molte scelte da diva, per lo stesso discorso dell’uomo: torna l’eleganza fatta di tessuti preziosi, tagli rigorosi e alta sartoria. Armani, Dior, Valentino, il vintage che torna di moda… Torna la sicurezza dei grandi abiti preziosi e sofisticati, ma non troppo eccentrici». Per lui è un Festival promosso rispetto allo scorso anno, per il ritorno al classico contemporaneo, all’eleganza più pura. «E poi a me piace quando gli spettatori possono immedesimarsi in ciò che vedono sullo schermo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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