Roberto Vecchioni a Edolo: «Canto chi ha battuto il destino»

Vero che la Valle Camonica non è il Garda, e che Edolo è territorialmente diverso da Barcuzzi di Lonato, dove Roberto Vecchioni possiede un’abitazione. Ma il Professore della canzone italiana sentirà comunque aria di casa anche domani, venerdì, quando si esibirà in piazzale Foro Boario, proprio a Edolo (alle 21, biglietti da 35 a 70 euro + commissioni, info su www.cipiesse-bs.it), «perché – come ci confidò ad aprile, nell’ultima di tante belle interviste concesse al nostro giornale – conosco abbastanza bene tutta la provincia di Brescia, in particolare i laghi di Garda e d’Iseo, che sono diversi come il bianco e il nero». Per poi aggiungere: «Mi piacciono i bresciani: non sono sproloquioni, non sono fasulli e sono capaci di lavorare come pochi. Un po’ chiusi forse, ma non è necessariamente un difetto, perché quando si aprono sanno farlo molto bene».
L’appuntamento
Il concerto di Vecchioni – organizzato dal Cipiesse di Santo Bertocchi nel contesto del Vallecamonica Summer Music, in corso in questa prima decade di agosto – è la versione estiva, invariata nella struttura, del tour «Tra il silenzio e il tuono», in cui l’artista milanese è accompagnato dalla sua band «storica», costituita da Lucio «Violino» Fabbri (pianoforte, violino), Massimo Germini (chitarra acustica), Antonio Petruzzelli (basso) e Roberto Gualdi (batteria).
Al dunque si tratta di un live in cui Vecchioni, che a giugno ha compiuto 82 anni, dà ampio spazio all’elemento narrativo, peraltro decisamente caratterizzante anche nelle sue composizioni: «È uno spettacolo di canti e monologhi. La prima parte – ha spiegato –è giocata sul disco «L’infinito» (l’ultimo album di inediti, pubblicato nel 2018, che l’autore ha mostrato in più occasioni di amare assai, ndr) e sui personaggi che hanno battuto il destino, hanno combattuto il male, hanno amato la vita, gli altri e se stessi. La seconda parte, invece, è una specie di ritorno, uno sguardo sul passato con le canzoni di prima. Ma riportando tutto ad unità, anche attraverso gli arrangiamenti».
In scaletta
Quanto al repertorio da cui attingere, il professore non avrà certo problemi di quantità e qualità, quanto piuttosto il dilemma di «dolorose» selezioni: nell’arco di una carriera che lo vede sui palchi sin dal 1966 (sebbene l’ellepì d’esordio, «Parabola», sia arrivato un quinquennio più tardi, nel 1971), ha infatti pubblicato 59 album (27 in studio), composto 250 canzoni per sé, 60 per altri artisti, e 40 ne ha condivise nelle tante collaborazioni attuate.
Se talvolta ha faticato, per sua stessa ammissione, a trovare il giusto equilibrio tra «alto» e «basso» (volando troppo alto, e magari risultando ostico, per non correre il rischio di essere invece banale), è certo che abbia regalato alla musica italiana brani memorabili come «Luci a San Siro», «Samarcanda», «Stranamore», «Milady», «Chiamami ancora amore», «El bandolero stanco», «Velasquez», «Ti insegnerò a volare», solo per citarne alcuni.
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