Musica

Omar Pedrini canta Kurt Vonnegut e si dà al teatro-canzone

Enrico Danesi
L’ironico scrittore americano verrà portato sul palco dal cantante bresciano: «Un autore ironico, capace di sdrammatizzare anche le miserie»
Il cantante e musicista bresciano Omar Pedrini
Il cantante e musicista bresciano Omar Pedrini
AA

Un ritorno sul palco senza date bresciane. Dopo il lungo tour di addio al rock, Omar Pedrini sceglie un modo di esprimersi che non stressi il cuore ballerino: «Quando siamo felici facciamoci caso» è un progetto inedito, aderente all’identikit che lo Zio Rock aveva disegnato in un’intervista del novembre 2023, quando ci disse: «È arrivato il momento di cambiare stile… Oltre che produrre olio, cercherò di proporre altrimenti la mia arte, magari ritornando su cose che ho già fatto con piacere e profitto, dal teatro-canzone alla radio, alla tv».

In quattro date tra fine novembre e prima decade di dicembre (a Milano, Gonzaga, Longiano e Bergamo) farà proprio teatro-canzone, ispirato dall’opera di Kurt Vonnegut, scrittore americano dallo humor (nero) irresistibile, tra i più amati e citati dallo zio Rock.

Con Omar nel doppio ruolo di narratore e musicista, Emilio Russo (direttore del Teatro Menotti di Milano) in regia e Simone Zoni alla chitarra, «Quando siamo felici facciamoci caso» intreccia i brani dell’ex Timoria con quelli di altri autori affini, echi di poesia e riflessioni, «tracciando un inno a una vita più umana e consapevole».

Il titolo riprende una frase emblematica di Vonnegut stesso («Quando siete felici, fateci caso») nella quale risuona l’invito a cogliere l’essenza dei momenti di felicità: da essa Pedrini prende spunto per allargare lo sguardo, attraversando le opere di altri uomini di parola e di pensiero che hanno indagato il concetto di «felicità», depurandolo dai rumori di fondo di un universo sempre meno attento.

Omar: c’è teatro-canzone anche nel futuro, oltre che nel presente immediato?

Spero di sì, ma ora non posso programmare a lungo termine. Avevo un mese a disposizione prima di uno stop forzato, per cui ho rimesso mano a uno spettacolo che era già stato allestito, ma che per varie ragioni non era mai andato in scena dopo la «data zero» di Vimercate nel luglio 2021 (noi c’eravamo, insieme a un pubblico da sold out in cui spiccavano diversi bresciani, ndr). Ne proponiamo ora una versione teatrale, più strutturata, ed infatti c’è la regia di Russo.

Il fil rouge che attraversa lo show sono pensieri e scritti di Vonnegut, con la sua vena caustica e anticonformista. Perché proprio lui, a parte la suggestione del titolo?

Pur amandolo, aldilà dei rimandi occasionali, non avevo mai pensato di trattarlo in maniera sistematica, perché a parte «Mattatoio n. 5» (celebre romanzo del 1969, ndr) non è esattamente un autore teatrale… Qualche giorno fa, parlandone con Paolo Rossi, un altro a cui Vonnegut piace da morire, convenivamo su questo elemento... E invece mi sono reso conto che le sue parole, mescolate con le canzoni e con la musica sono davvero perfette.

Anche attuali?

Attualissime, direi, nonostante che Vonnegut sia scomparso da oltre quindici anni. È una voce forse anche poco conosciuta, che ha scritto cose incredibili sull’America e sul mondo, con grande ironia, con la capacità di sdrammatizzare sempre. Credo di appartenere anch’io a questa tipologia di persone, che ironizzano anche sulle proprie miserie. Ecco perché – in questa attualità disarmante, sospesa, dove il futuro è un orizzonte incerto – ho immaginato uno spettacolo in cui ogni parola e ogni nota diventano un invito a «farci caso», a custodire il tempo, e a riscoprire il valore di ciò che abbiamo, per vivere una felicità autentica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Argomenti
Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.