Michele Gazich: «Con il mio violino nel cabaret yiddish di Ovadia»

La feconda collaborazione di Moni Ovadia con il Centro Teatrale Bresciano prosegue con «Cabaret Yiddish», in scena al Teatro Borsoni di via Milano 83 a Brescia, da venerdì 15 a domenica 17 novembre (info e biglietti: centroteatralebresciano.it). Uno spettacolo scoppiettante, quello del poliedrico artista milanese dai natali bulgari (con ascendenze ebree sefardite e mitteleuropee) con il merito aggiuntivo di riportare nella sua città il violinista, compositore e poeta Michele Gazich, giramondo della musica con prestigiose collaborazioni (da Michelle Shocked a Massimo Priviero) ora stabilmente (anche) con Ovadia.
Gazich suona infatti il violino – con Giovanna Famulari al violoncello, Paolo Rocca al clarinetto e Nicu Nelutu Baicu alla fisarmonica – nello spettacolo in cui la componente musicale ha un ruolo fondamentale. Sorta di prodromo ideale di «Oylem Goylem» (spettacolo di culto con cui Ovadia ha fatto conoscere al grande pubblico la cultura ebraica), «Cabaret Yiddish» è teatro da camera fatto di storie, canzonette, battute fulminee e atmosfera da cabaret, dedicato a quella parte di cultura ebraica di cui lo yiddish è la lingua e il klezmer la musica.
Abbiamo parlato con Gazich del suo incontro con Ovadia e dei progetti in cantiere.
Michele, sei entrato in un contesto avviato, ma la sintonia con Ovadia è forte…
È vero, sono arrivato in una realtà già sperimentata, in cui il violino conta parecchio, in quanto strumento fondamentale della musica ebraica. Sono parte del gruppo di Moni dallo scorso anno, quando abbiamo fatto «Oylem Goilem», ho esordito al San Ferdinando di Napoli. Gli è piaciuto come suonavo il violino, sono bastate poche prove per sintonizzarmi e il resto è venuto di conseguenza, perché Moni entra (e ti fa entrare) nel senso dello spettacolo con grande semplicità. Ci siamo facilmente trovati, forse anche per i percorsi di ricerca sulle musiche ebraiche che, pur se affrontati da prospettive diverse, ci accomunano.
Curioso che non vi siate incontrati prima…
Ci conoscevamo e ci stimavamo da lontano. A creare la connessione è stata Giovanna Famulari, eccelsa violoncellista triestina (al fianco, tra gli altri, di Ron, Tosca, Teho Teardo, ndr) che collabora con entrambi, e ci ha fatto sedere a un tavolo, insieme.
Sul versante solista hai un album “a rilascio lento” in arrivo, «Solo i miracoli hanno un senso stanotte in questa trincea». Quando uscirà?
Il disco sta avendo una serie di date di avvicinamento in giro per l’Italia, e sarà presentato ufficialmente a Torino e a Roma il 21 febbraio. A breve, uscirà invece - in tiratura limitatissima per collezionisti - «Il Vittoriale brucia», live che registrai nella casa del Vate tre anni or sono: sarà il 29 novembre, in occasione del “Record Store Day”.
Quando sarai a Brescia?
Sarò al Teatro S. Afra il 16 dicembre, ospite di Casa della Memoria con il concerto civile «Al buio la musica è più forte», per chiudere le celebrazioni del 50º anniversario della strage di Piazza della Loggia. Quella ferita alla mia città ha formato per sempre la mia coscienza politica e il mio antifascismo.
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