Frah Quintale: «Sanremo? Chissà, non nego che ci andrei»

Se si chiudono gli occhi, anche questa volta, lo si riconosce senza tentennamenti. Il nuovo album del bresciano Frah Quintale, «Amor proprio», è un’altra pagina di buona musica. Il «mastica e sputa» che ormai caratterizza la maggior parte dei prodotti lanciati dalla discografia non appartiene a questo progetto, curato nei minimi particolari in tutte le sue anime: quella musicale, quella sperimentale e quella dei testi.
L’album, che uscirà venerdì 10 ottobre per Undamento/Warner Music Italia, è stato anticipato lo scorso giugno dal singolo «Lampo» e, a settembre, da «Lunedì blu». Arriva a distanza di tre anni dal suo ultimo ep solista «Storia breve» (2022) e a due anni dal joint album «Lovebars» con Coez (2023, disco di platino). Abbiamo intervistato il cantante, all’anagrafe Francesco Servidei.
Un altro lavoro certosino, pieno di senso sia musicalmente sia testualmente.
Mi fa piacere lo si capisca. Ci lavoro, ho anche un’estetica e una visione di gusto mio, cerco di far uscire questa cosa nel disco e nella musica che faccio. Mi fa piacere quando mi dicono che sono riconoscibile, è un grande vanto per me.

«Amor proprio», che contiene 11 tracce, non è dunque un inno all’individualità.
Direi proprio di no, ma con un’accezione positiva del termine: lavorare su se stessi per stare meglio anche in mezzo agli altri. E poi parlare d’amore in un momento così mi sembra salvifico: veniamo raggiunti solo da notizie tristi, ci vuole un po’ di antidoto ogni tanto.
Nel nuovo album Frah si mette a nudo raccontando un suo periodo di fragilità e il dolore per certe perdite. In un mondo che inneggia alla perfezione, è giusto far passare il messaggio che avere paura o avere delle debolezze è normale?
Assolutamente sì. Essere fragili non deve essere un problema. Per me la scrittura è stata anche una terapia, soprattutto per temi che per me sono stati difficili da affrontare nella quotidianità. E poi mi piace l’idea di poter essere d’aiuto a qualcuno che vive questa situazione e si rispecchia nei miei problemi.
Per lanciare l’album, ha scelto Brescia.Venerdì alle 21.30 (entrata alle 20) in piazza del Foro si terrà uno showcase gratuito, andato sold out in pochi minuti…
È da tantissimi anni che vorrei fare qualcosa in quel posto, finalmente ho avuto la scusa per riuscirci. Non avevamo disponibilità di molti posti, ma sono felice che ci sarà tutta la mia gente. Ci tenevo tantissimo a presentarlo nella mia città: sarà un breve viaggio in tutta la mia discografia con l’aggiunta di qualche pezzo nuovo.
Dal palco del Capitolium ai palchi del primo tour nei palazzetti (nella primavera 2026: Milano, Firenze, Roma, Napoli, Padova e Torino) sarà un attimo.
Vero (ride, ndr), il tempo passerà velocissimo e io non vedo l’ora. Ho fatto il tour con Coez ed è stato un bel gancio per capire come funziona, qual è il livello da tenere, cosa vuol dire affrontarlo. Quindi voglio arrivare pronto, con il disco ben macinato, per fare una bella festa.
E Sanremo? L’anno scorso ospite (per il duetto con Joan Thiele, ndr), quest’anno in gara?
Le cose arrivano quando devono arrivare. Sanremo lo scorso anno è arrivato nel momento giusto. Per attitudine non sono troppo a mio agio in quell’ambiente, ma non nego che ci andrei. Forse nel 2027, forse nel 2026. Boh, chi lo sa.
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