Musica

Festival pianistico: «Grandi numeri e una valutazione più alta»

Andrea Faini
Il vicepresidente Alessandro Orizio: «20mila presenze, mille abbonati, diecimila i biglietti»
Il direttore Orizio e il violoncellista Pagano - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Il direttore Orizio e il violoncellista Pagano - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
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Ventimila presenze, mille abbonati e 10.000 biglietti venduti: questi i numeri che fotografano il 62° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo.

Alessandro Orizio, vicepresidente della storica manifestazione e discografico di lungo corso, riassume così l’esperienza appena conclusa: «Il Festival era dedicato alla Spagna, tema inedito, che ha acceso la curiosità del pubblico, grazie al consueto contributo di grandi interpreti. Ma è stato anche l’anno del ricordo di Arturo Benedetti Michelangeli, a trent’anni dalla scomparsa, celebrato con un convegno che ha inteso approfondire l’uomo oltre l’artista».

Michelangeli è stato raccontato anche in modo non convenzionale...

«Nella serata inaugurale, abbiamo “resuscitato” il suono di Michelangeli con uno Steinway Spirio, pianoforte che riproduce fedelmente esecuzioni storiche, letteralmente suonando da solo. Ma di lui si è parlato anche nel documentario “Sound of legends”, trasmesso da Teletutto e dedicato al Festival, alla Mille Miglia e agli 80 anni del Giornale di Brescia, eccellenze del nostro territorio».

Il Teatro Grande è rimasto al centro della programmazione, ma il Festival ha cominciato ad esplorare anche nuovi contesti.

«Abbiamo realizzato concerti all’interno delle carceri, verificando quanto la musica e la bellezza siano ancora più preziose in luoghi difficili. E poi, su spinta del nuovo consigliere delegato alla Cultura per la provincia, Nini Ferrari, con un primo concerto esperienziale a Capo di Ponte si è dato il via ad un percorso fuori dai confini della città che vogliamo proseguire e consolidare in futuro».

Ampliando ulteriormente lo sguardo, proprio in questi giorni il progetto triennale 2025-2027 del Festival ha ottenuto un riconoscimento significativo dal Ministero della Cultura, incrementando la sua valutazione da 22 a 29 punti, ponendo la manifestazione sul podio tra 130 festival musicali nazionali.

«È un risultato che premia innanzitutto la direzione artistica lungimirante di Pier Carlo Orizio e il lavoro di tutta la squadra del Festival. La rassegna è nata dall’intuizione privata di Agostino Orizio, come altre grandi manifestazioni italiane: il Festival dei Due Mondi di Spoleto con Gian Carlo Menotti, il Festival di Stresa con Italo Trentinaglia de Daverio e il Ravenna Festival con Cristina Mazzavillani Muti. Molte di queste realtà sono oggi a guida pubblica e registrano un forte aumento dei costi, mentre il Festival Pianistico conserva un modello ibrido, con un direttivo formato da esponenti della società civile che donano le loro competenze e una struttura snella, capace di convertire in produzione culturale la maggior parte dei contributi che riceve, in alleanza con il territorio. E da questo punto di vista devo ringraziare la sindaca Laura Castelletti, che ci ha sempre supportato, in continuità con i suoi predecessori. Mi piace peraltro ricordare che senza il piglio di Bruno Boni il Festival non sarebbe mai nato».

E il futuro? Il Festival farà rotta verso est: dopo la Spagna, nel 2026 i riflettori si accenderanno sui paesi slavi. E, nel 2027, il triennio si concluderà con la Mitteleuropa e le celebrazioni per il 200° anniversario della morte di Beethoven.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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