Festival pianistico, grande spettacolo con la Neojiba Orchestra
Spettacolare concerto, ieri sera al Teatro Grande per la Neojiba Orchestra diretta da Ricardo Castro. Il pubblico ha accolto con entusiasmo una serata che ha coniugato dimensione sinfonica e vitalità ritmica abbracciando un repertorio che attraversava le due Americhe. Ispirata al famoso Metodo Abreu, la Neojiba Orchestra risiede nello stato brasiliano di Bahia ed è composta da un centinaio di giovani in età compresa tra 13 e 27 anni.
La serata
Buio completo in sala e penombra sul palcoscenico per il suggestivo attacco dell’«Alba» dall’opera «Lo schiavo» (1889) del brasiliano Antonio Carlos Gomes: un efficace dialogo tra archi e fiati, con atmosfere vagamente wagneriane, ha condotto a un graduale crescendo, puntualmente accompagnato da un’illuminazione sempre più intensa.
Molto atteso era il Concerto per due pianoforti «Nazareno» (2009) basato su musiche dell’argentino Osvaldo Golijov e rielaborato dal venezuelano Gonzalo Grau, un pezzo che ha conosciuto un successo planetario anche grazie a interpreti illustri come Katia e Marielle Labèque e i Berliner Philharmoniker diretti da Simon Rattle.
I fratelli Jussen
Ieri sera, accanto alla compagine brasiliana, erano di scena i fratelli Lucas e Arthur Jussen che hanno affrontato a memoria, con sbalorditiva sicurezza e raro affiatamento, l’ardua partitura: un fuoco d’artificio di ritmate atmosfere cubane, argentine, brasiliane, con gran copia di percussioni africane e sudamericane in abbinamento agli eccellenti ottoni dell’orchestra. Unica oasi meditativa di questo concerto-suite in sei parti, il quarto movimento ispirato alla preghiera nel Getsemani. Applauditissimo, il duo pianistico Jussen ha eseguito come bis l’ultimo movimento di «Scaramouche» di Milhaud e la trascrizione per pianoforte a quattro mani della Sonatina dalla cantata «Actus tragicus» di Bach.
Dopo l’intervallo, le Danze sinfoniche da «West Side Story» di Bernstein e «El salón México» di Copland, sempre ben diretti da Castro, si sono distinti per brillantezza. Gran finale con la Suite «Estancia» di Ginastera, accolta con meritati applausi per la coesione ritmica e l’energia fisica dei bravissimi orchestrali.
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