Il Festival pianistico si chiude al teatro Grande con Beethoven

L’ultimo concerto del Festival Pianistico di Brescia e Bergamo al teatro Grande avrà luogo stasera, alle 20, con protagonista la giovane pianista russa Alexandra Dovgan e la Wiener Kammerorchester diretta dal maestro Pier Carlo Orizio. Programma interamente dedicato a Beethoven con l’Ouverture Coriolano op.62, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 e infine la Sinfonia n. 7.
Su vivaticket.com gli ultimi biglietti disponibili da 30 a 60 euro, riduzioni per under 25. Gli ulteriori appuntamenti del 62° Festival avranno luogo, fino al 26 giugno, nel chiostro del Museo Diocesano, al salone Da Cemmo del Conservatorio e al teatro Sociale.
Il programma
La notissima ouverture Coriolano (1807), una delle più memorabili creazioni beethoveniane, nacque come intermezzo dell’omonima tragedia, oggi dimenticata, di Heinrich Joseph von Collin. Nel contrasto tra lo scultoreo primo tema, caratterizzato da violenti accordi a tutta orchestra, e la tenera cantabilità della seconda idea si delinea il tormentato ritratto psicologico dell’antico eroe romano di cui narrano Plutarco e Tito Livio.
Beethoven presentò in anteprima il suo Quarto Concerto per pianoforte e orchestra nel 1807, proprio in abbinamento con l’ouverture Coriolano, nel palazzo del principe Lobkowitz, uno dei suoi principali mecenati. Ma solo verso la fine dell’anno successivo, il 22 dicembre 1808, avvenne la prima esecuzione pubblica in un’eccezionale «accademia» durata più di quattro ore, in cui vennero proposte nientemeno che la Quinta e la Sesta Sinfonia «Pastorale», la Messa in Do maggiore e la Fantasia corale. Tra composizioni così importanti, il Quarto Concerto passò quasi inosservato, tanto che per alcuni anni non venne più ripreso: ci vorrà un appassionato intervento di Mendelssohn, dopo la scomparsa di Beethoven, per rendergli finalmente giustizia e garantirgli l’entrata stabile nel repertorio pianistico.
Il concerto
Il primo movimento, di natura singolarmente intima ed espressiva, inizia a sorpresa con le prime battute dell’esposizione orchestrale anticipate dal solo pianoforte. È dunque il solista a levare idealmente il sipario per proporre l’avvio del primo tema, ma ben presto si ritira affidando all’orchestra sia lo sviluppo del materiale tematico, sia l’introduzione della seconda idea musicale in tonalità minore.
Nel successivo Andante cambia tutto: l’orchestra sembra incarnare un personaggio severo e autoritario, mentre il pianoforte assume un tono dolce e supplichevole. Viene in mente l’immagine mitologica di Orfeo che implora le divinità degli inferi per riportare in vita l’amata Euridice. Senza soluzione di continuità, si passa direttamente al terzo e ultimo movimento, il più energico e impetuoso.
Paragonata da Wagner all’apoteosi della danza, la Settima Sinfonia di Beethoven travolge l’ascoltatore con i suoi ritmi e la sua energia. La partitura venne completata nel 1812, un anno difficile per il compositore a causa del peggioramento della sordità e di un crescente isolamento; l’opera venne eseguita per la prima volta l’8 dicembre 1813 a Vienna, in un concerto benefico a favore dei soldati feriti nella battaglia di Hanau contro Napoleone.
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