Da Nave al Kazakistan, il tenore Simone Fenotti tra i grandi maestri

Enrico Raggi
Classe 2000, studia con metodo severo, bruciante passione, ininterrotta applicazione. Debutterà il 29 marzo nel «Faust»
Il giovane tenore bresciano Simone Fenotti - © www.giornaledibrescia.it
Il giovane tenore bresciano Simone Fenotti - © www.giornaledibrescia.it
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Il talento è un dono, il successo un lavoro. Simone Fenotti, tenore di Nave (classe 2000), studia con metodo severo, bruciante passione, ininterrotta applicazione. Fa fruttare il talento di una voce baciata dalle Muse.

La strada per i maggiori teatri lirici è tracciata. Ha da poco vinto l’audizione per il ruolo di protagonista nel «Faust» di Gounod, a «La Fabrique Opéra» di Grenoble, unico italiano del cast, e vi debutta venerdì 29 marzo (altre date: 30, 31, 2 aprile). Negli scorsi anni è stato premiato in vari concorsi («Toti del Monte» di Treviso, «Niccolò van Westerhout» a Mola di Bari, Capri Opera festival); ha cantato in Kazakistan, a Parma, Imola, Bologna (dove ha frequentato per un anno la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale); studia tuttora con Donatella Saccardi e si perfeziona con Fabio Armiliato.

«La scintilla per la lirica è scoccata al Teatro Grande di Brescia - racconta Fenotti -. “Elisir d’amore”, prova aperta, amore a prima vista. “La tua voce è un diamante grezzo, da lavorare”, mi hanno detto. Mi sono subito iscritto al Liceo Musicale Gambara, nella classe di Giorgio Grazioli. Ho colto al volo quel consiglio».

Quali maestri la stanno indirizzando?

Al Conservatorio «Boito» di Parma Donatella Saccardi è una delle migliori insegnanti: materna e insieme oggettiva, attenta alla tecnica e alle difficoltà materiali del mestiere e capace di uno sguardo totalizzante. Unisce lavoro serrato, dialogo, efficacia comunicativa. Sono altresì riconoscente a Fabio Armiliato: riconosco in lui una sorta di paternità artistica. È un vero artista eppure umile, mi offre la sua immensa esperienza internazionale, preciso nella cura del particolare, con insegnamenti utilissimi e concreti. Da tenore a tenore. Un rapporto umano che durerà nel tempo.

Quanto sono importanti i concorsi?

Rappresentano un buon trampolino di lancio. A Capri ho potuto conoscere da vicino il mitico Leo Nucci: mattatore, istrione, gigante del palcoscenico. Durante la finale non ha resistito al richiamo dell’ugola e si è unito ai giovani concorrenti intonando un possente «’O sole mio», omaggio al Golfo e al cuore partenopeo.

E l’esperienza all’estero?

In Kazakistan ho vissuto momenti esaltanti e, al tempo stesso, traumatici: produzione operistica in un paese lontano (dal punto di vista geografico e culturale), in un’opera feticcio come «Traviata», nel ruolo di Alfredo e al fianco della bravissima Patrizia Cigna che impersonava Violetta. Un’esperienza d’urto che tuttavia si è rivelata salutare: sperimenti la solitudine, la fatica di una sfida che è tutta tua, alla quale non puoi sottrarti, nessun trucco è possibile. Dopo, però, sei un altro. Cresciuto, diverso, più maturo, più ricco.

Cosa ci dice di Faust che impersonerà in Francia?

È un ruolo estremamente sfaccettato e complesso. A Grenoble canterò la versione con i recitativi parlati in francese. Sto scoprendo pagine intrise di un lirismo travolgente, unico, quasi sfacciato nel cangiante sfolgorio della linea. Esprime la caduta e l’ascesa umana, il peccato e la redenzione, la lusinga del maligno e l’eterna seduzione del femmineo, l’attrattiva del sublime e l’inganno del sogno. Faust è uno dei frutti del genio umano, a livello della «Commedia» dantesca. Qui la musica di Gounod è sempre capace di miracolosa trasfigurazione. Una perfezione mozartiana si sposa al bruciante romanticismo francese. Pura meraviglia.

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