Musica

Afterhours a Brescia, le «piccole iene» tornano sul palco

Enrico Danesi
La band milanese del leader Manuel Agnelli si esibirà oggi, martedì 15, all’Arena di Campo Marte alle 21.30
Manuel Agnelli alla guida della band - Foto Laila Pozzo
Manuel Agnelli alla guida della band - Foto Laila Pozzo
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L’occasione è stata la ristampa di «Ballate per Piccole Iene», icona nella discografia degli Afterhours e del rock italiano, a vent’anni dalla prima uscita. Ma il tour che stasera fa tappa a Brescia (all’Arena di Campo Marte, alle 21.30; posto unico in piedi a euro 40,25 inclusa prevendita; info: cipiesse-bs.it), segna di fatto il ritorno sui palchi della band milanese dopo anni in cui l’attività collettiva era stata sacrificata sull’altare degli impegni solisti (musicali e televisivi) del leader Manuel Agnelli. Il live sarà aperto da Liquid Words e Mars on Suicide.

La formazione

Se nel corso del tempo il progetto Afterhours ha mutato più volte pelle attorno al totem Agnelli, proprio quest’ultimo – nel mettere in cantiere la serie di live nei quali viene suonato per intero il disco, riletto creativamente – ha optato per la formazione dell’epoca, «essendo bastata una telefonata ai compagni di quella stagione – ha ricordato l’ormai ex giudice di X Factor – per riunire la band e dare un senso più profondo al tutto». Sul palco saliranno dunque Agnelli medesimo (voce, chitarre), Andrea Viti (basso), Dario Ciffo (violino, chitarra) e Giorgio Prette (batteria).

L’album

«Ballate per Piccole Iene» (che contiene brani tra i più amati del repertorio del gruppo, come «La vedova bianca», «Ballata per la mia piccola iena», «Ci sono molti modi») fu (co)prodotto nel 2005 da Greg Dulli degli Afghan Whigs e mixato da John Parish, lo storico produttore di PJ Harvey: pubblicato in italiano e in inglese, raggiunse il secondo posto nelle classifiche di vendita nazionali e catapultò gli Afterhours sulla ribalta internazionale, anche in virtù di un lungo tour in Europa, Nord America e Cina.

Presentando la nuova edizione alla stampa, Agnelli lo ha indicato come «il disco della consapevolezza, il nostro più compatto e attuale (insieme a “Quello che non c’è” del 2002, ndr), con cui ci togliemmo di dosso la patina di provincialismo e il complesso di inferiorità che le band italiane si portano appresso all’estero». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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