«Mare Fuori - Il Musical» a Brescia, in scena riscatto e speranza
Da una serie televisiva di culto, è stata ricavata un’opera musicale diretta da un nome di peso come Alessandro Siani. È infatti l’attore napoletano il regista di «Mare Fuori - Il Musical», che sabato 11 gennaio approda al Teatro Clerici di Brescia: l’appuntamento, in via San Zeno 168, è per le 21.15, i biglietti costano da euro 34,50 a 57,50 più commissioni (info su www.zedlive.com).
Da serie tv e a musical
Se la serie tv (da sempre in onda sulla Rai, che la coproduce) è giunta alla quarta stagione, la versione teatrale di «Mare Fuori» ne riassume le prime tre, conducendoci all’interno di un immaginario istituto penale per minorenni di Napoli, liberamente ispirato al vero carcere di Nisida.
Un universo concentrazionario del quale mette a fuoco le vicende di detenuti e personale, rispettivamente adolescenti e adulti. E così succede che, mentre all’esterno imperversa la lotta tra i gruppi criminali dei Ricci e dei Di Salvo, dentro l’Istituto penale minorile i loro rampolli, Rosa Ricci e Carmine Di Salvo, vedano inspiegabilmente trasformarsi la rivalità di clan in magnetica attrazione personale. Un amore inaspettato a cui l’educatore di saldissimi principi Beppe e l’agente Nunzia guardano come a una benedizione, un raggio di sole che squarcia orizzonti altrimenti cupi.
Una boccata d’aria fresca a cui non sa infine resistere nemmeno la ruvida ma comunque affidabile direttrice del carcere, interpretata dall’eclettica cantante e attrice e doppiatrice Giulia Luzi, trentunenne romana dalle molteplici esperienze artistiche, che abbiamo intervistato.
Giulia, che personaggio è il suo?
Sono la responsabile dell’istituto, che conduco supportata da altre tre figure adulte. Un ruolo importante nelle dinamiche dello spettacolo, un ruolo che mi piace molto interpretare: è una donna risoluta e coraggiosa, che riesce a navigare pur tra mille difficoltà.
In cosa differisce, formato a parte, il musical dalla serie televisiva?
Riassumendo tre stagioni, è ovvio che pur sfruttando al massimo le tre ore di spettacolo, qualcosa si deve semplificare rispetto a una trama che è molto densa. L’upgrade, non da poco, avviene invece sul piano dei valori e dei sentimenti: noi mettiamo molto di più il punto sulla tematica della speranza. E quindi evidenziamo come anche giovani che per vari motivi – sovente dipendenti dalla loro storia famigliare – si perdono, possano poi riscattarsi, rinascere.
C’è un buon equilibrio tra prosa, danza e canto?
Forse prevale leggermente la prosa. Ma con bei momenti di danza e una parte musicale accattivante, che riprende i temi della colonna sonora originale, riarrangiati e risuonati, rinforzati con partiture e pure canzoni scritte appositamente dal maestro Adriano Pennino con Andrea Sannino (noto cantautore e attore napoletano, ndr), che poi le interpreta, indossando egli stesso i panni dell’educatore Beppe Romano.
Com’è lavorare con Siani, che il grande pubblico conosce soprattutto come attore per il cinema?
Molto bello e stimolante. Alessandro è una persona vera, senza sovrastrutture. L’allestimento è stato molto divertente, con lui che dava inoltre una grande mano a tutti noi interpreti per trovare le sfumature più adatte ai personaggi. La notorietà l’ha raggiunta come attore, ma è in realtà è anche un regista già navigato e sicuro, che in questa occasione si misura per la prima volta con il teatro popolare, con ottimi riscontri da parte della platea.
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