Cultura

«L’ultimo messaggio di Leonardo», tra saggio e fantasy

Skira pubblica con due autori: Maria Pirulli ha sfruttato la conoscenza del linguaggio dei segni, Stefano Ferrio garantisce venature fiction
La Vergine delle rocce - Foto di repertorio
La Vergine delle rocce - Foto di repertorio
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Mistero avvincente e invincibile. Il «Leonardo mai visto» al Castello Sforzesco di Milano è la mostra più visitata di questa estate italiana. A Parigi hanno dovuto contingentare i tempi per chi si ferma ad osservare la Gioconda. A 500 anni esatti dalla morte, il fascino del genio resta inossidabile. Anzi, ancor più intrigante.

Tra l’ondata di pubblicazioni fresche di stampa spicca «L’ultimo messaggio di Leonardo» (Skira, 302 pagine, 18 euro), intreccio di saggio e romanzo, con forti venature di fiction e fantasy. Due le fonti di ispirazione come due sono gli autori. La sorgente principale viene da Maria Pirulli e da un suo saggio di solide basi analitiche. La sua passione per Leonardo nasce dagli studi classici e a Brera, ma la chiave di lettura è quella del linguaggio dei segni.

La conoscenza professionale dell’alfabeto dei non udenti l’ha portata a scoprire un universo e una storia «dentro» il dipinto «La Vergine delle rocce» e a rivelare come le dita della Madonna, di Gesù e dell’arcangelo nascondano la firma dell’artista.

Non solo: sono un trattato su maternità, incarnazione e redenzione. Leonardo conosceva il linguaggio dei segni grazie all’amicizia con Cristoforo De Predis, mirabile miniaturista e il più trascurato dei fratelli artisti che lo ospitarono nella loro bottega al suo arrivo a Milano.

Non è difficile intravvedere la Pirulli dietro Adele Cattaneo, la psicanalista amante di arte e musica protagonista del romanzo. Su questa intelaiatura si tesse una storia ancor più complessa, cui dà ampio contributo l’altro autore, Stefano Ferrio, giornalista di lungo corso e poliedrico narratore. In un gioco «leonardesco» di specchi, le immagini e le vicende, i personaggi e i messaggi conducono il lettore fra la Milano di Ludovico il Moro e quella di oggi, con deviazioni tra il Vaticano e il Louvre, il mondo spregiudicato delle fiction e la Nasa che segue la sonda Cassini su Saturno.

Non manca un retrogusto di Dan Brown, inevitabile per un romanzo che vuol essere, pur senza rivelarlo, una sorta di affresco di tutto quanto il mistero di Leonardo da Vinci ha ispirato alla fantasia del mondo. Molti hanno provato a misurarsi con la sua intelligenza profetica e incontenibile. Qualcuno ha cercato addirittura una chiave univoca di interpretazione.

Tutti, alla fine, hanno dovuto contenere le pretese, con la sensazione affascinante che dietro quella barba candida e quello sguardo che va oltre ogni orizzonte si celi qualcosa di estremo, l’uomo che ha sondato «l’altro mondo», il custode d’un mistero illuminante.

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