Cultura

Le opere «bresciane» di Pomodoro, a Desenzano ed Erbusco le principali

Simone Bottura
Per sei anni la nostra provincia ha accolto anche l’Obelisco al Vittoriale di Gardone Riviera. Lo scultore è morto alla soglia dei 99 anni
L'Obelisco di Arnaldo Pomodoro al Vittoriale di Gardone Riviera © www.giornaledibrescia.it
L'Obelisco di Arnaldo Pomodoro al Vittoriale di Gardone Riviera © www.giornaledibrescia.it
AA

Arnaldo Pomodoro ha lasciato tracce anche nel Bresciano. Per oltre un quinquennio, i visitatori del Vittoriale, a Gardone Riviera, hanno potuto ammirare il suo Obelisco. L’opera – bianca ed imponente, alta 7 metri per oltre 900 chili di peso, realizzata in Fiberglass, una resina speciale – venne collocata il 29 novembre 2011 su una balza della limonaia dei giardini privati di Gabriele d’Annunzio.

L’arrivo della scultura fu accompagnato da alcune polemiche: diversi studiosi dannunziani denunciarono «manomissioni e intrusioni volgari» in un luogo che avrebbero voluto conservare immutato, com’era stato lasciato dal Vate. L’Obelisco rimase a Gardone fino al 2017, un po’ più a lungo del quinquennio inizialmente previsto dal comodato concordato tra la Fondazione e lo scultore. «Le sculture di Pomodoro – dichiarò allora il presidente della Fondazione dannunziana, Giordano Bruno Guerri – sono in tutto il mondo un segno caratteristico del gusto a cavallo fra i nostri due secoli. L’incontro di Pomodoro con me e con il Vittoriale è stato un incontro di reciproca esultanza».

Cosa che, invece, non avvenne a Desenzano, dove è posizionato in modo permanente il Monumento ai caduti di tutte le guerre, una piramide di bronzo firmata da Pomodoro, acquistata dal Comune (per 200 milioni di lire) e inaugurata il 1° giugno 1992 sul lungolago Cesare Battisti. La sua collocazione – ritenuta da molti anonima e defilata – non convinse l’artista, che rimase contrariato anche per l’orientamento dell’opera: la feritoia non consente infatti ai raggi del sole di attraversarla, come da lui previsto. Al punto che, secondo alcune fonti, arrivò persino a disconoscerla. Dal Garda alla Franciacorta, una struttura di 5 metri di diametro che si apre in due semicerchi di 25 quintali ciascuno: è il «Cancello solare», commissionato da Maurizio Zanella e ultimato nel 1993 all’ingresso di Ca’ del Bosco di Erbusco. Il cancello circolare, con punte rivolte verso l’alto simili a frecce, rappresenta e introduce alla consacrazione del rapporto tra vino e arte. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...