Cultura

La luce veneziana di Tiepolo torna ad irradiarsi nella Bassa

In restauro le grandi tele di Verolanuova, grazie ai mecenati di Fondazione della Comunità Bresciana
TIEPOLO, RESTAURO DI CAPOLAVORI
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Prove generali per Bergamo Brescia Capitale della Cultura, sui ponteggi innalzati da un paio di mesi nella basilica di San Lorenzo a Verolanuova, dove è partito il restauro delle due immense tele (10 metri x 5 l’una) dipinte dal veneziano Giambattista Tiepolo attorno al 1745 su commissione della nobile famiglia Gambara, feudataria della Bassa bresciana.

L’operazione, fortemente voluta dalla parrocchia e finanziata da Fondazione della Comunità bresciana grazie alla disponibilità di uno dei suoi fondi, è condotta in collaborazione da due studi di restauro - il bresciano Monica Abeni e Paola Guerra e il bergamasco Antonio Zaccaria - sotto la supervisione della Soprintendenza di Bergamo e Brescia e con il coordinamento scientifico e organizzativo dello storico dell’arte Davide Dotti.

Le opere

Prove di pulitura su una delle figure dipinte da Tiepolo
Prove di pulitura su una delle figure dipinte da Tiepolo

Sotto il bisturi dei restauratori le due grandi pale con «Il sacrificio di Melchisedec» e «La caduta della manna» sulle pareti laterali della Cappella del Sacramento nella basilica verolese. «Capolavori della maturità del pittore, una vera star all’epoca impegnato tra Venezia, la "terraferma" e il Milanese, e in procinto di lì a pochi anni di dedicarsi all’impresa degli affreschi per la residenza del principe vescovo di Würzburg, in Baviera» ha sottolineato Dotti presentando ieri il progetto, assieme a tutti i soggetti coinvolti.

Opere che portano su di sé i segni di vicende conservative complesse: nel 1911 il primo restauro con la foderatura dei due dipinti, che dovette essere rifatta l’anno successivo;nel 1918 durante la Grande guerra lo smontaggio e il trasporto delle enormi tele, arrotolate all’interno di un grande cilindro, fino a palazzo Venezia a Roma, al riparo dal conflitto; nel 1920 il ritorno a Verolanuova e un nuovo restauro; l’ultimo infine nel 1952 quando il «Melchisedec» fu nuovamente rifoderato, mentre «La caduta della manna» subì il rischiosissimo trasporto della pellicola pittorica dalla tela originale su una nuova tela. Il restauro.

Un dettaglio de «Il sacrificio di Melchisedec», tra le opere capitali dell’artista
Un dettaglio de «Il sacrificio di Melchisedec», tra le opere capitali dell’artista

«Operazioni che hanno lasciato segni visibili sui due dipinti - hanno spiegato Zaccaria e Guerra illustrando il restauro in corso, che si concluderà entro l’anno -: cadute e sollevamenti della pellicola pittorica, deformazioni della superficie, alterazioni della cromia, oltre all’ossidazione e all’alterazione dei ritocchi e delle vernici, che verranno rimossi e risarciti nuovamente». I primi tasselli di pulizia rivelano la brillantezza del colore e tutta la luce tipiche del miglior Tiepolo. «Il restauro - ha sottolineato Angelo Loda della Soprintendenza - consentirà di raccogliere dati sulla tecnica pittorica e la struttura dei dipinti, e ci auguriamo possa fare da volano per ulteriori interventi sulle opere della basilica, contenitore ricchissimo di capolavori del Settecento, e non solo».

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