Cultura

Il ritratto, le montagne, le rughe: la vita in bianco e nero di Jim Herrington

Domani incontro pubblico con il fotografo alla Laba. I volti di celebrità ed arrampicatori, i viaggi nel mondo e la luce naturale
Jim Herrington fotografato da Erin Wilson
Jim Herrington fotografato da Erin Wilson
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Di lui si conoscono i ritratti (quelli a Mick Jagger e Dolly Parton, Cormac McCarty e Keith Richards), le copertine di album, le mostre. Si conosce l’amore per l’arrampicata, raccolta in progetti e libri. Si conosce il suo approccio pragmatico alla fotografia. Parliamo di Jim Herrington, che domani dalle 10 alle 17.30 incontrerà gli studenti e il pubblico nella sede della Laba in via don Vender (per iscriversi va inviata una mail a info@laba.edu), prima di recarsi a Rovereto, dove mercoledì presenterà l’edizione italiana di «The climbers».

Avrà poco tempo, ma sa già di che parlerà in questo workshop: «Di fotografia di ritratto e del mio approccio viaggiando per il mondo, sfruttando al massimo attrezzature semplici e luce naturale, con un’enfasi sulla costruzione di una filosofia e un vocabolario visivo intorno allo scattare foto».

L’abbiamo intervistato.

Jim, lei è noto per la sua grandiosa serie di ritratti dedicati alle leggende del climbing. Qual è il suo rapporto personale con la montagna?

Sono cresciuto andando in montagna vicino a dove vivevo, nel North Carolina. Penso di averle sognate prima ancora di vederle per la prima volta, avendole viste in foto quando ero ancora molto piccolo. Mi colpiva la stessa idea delle montagne, la bellezza, il pericolo, la solitudine, il clima e naturalmente il modo in cui gli esseri umani interagivano con esse, con pennelli, penne, fotocamere e corde. Ho arrampicato per la prima volta a tredici anni e lo faccio da allora, ma è quel senso romantico e sublime che cattura la mia attenzione più di ogni altra cosa. Le montagne sono sia rassicuranti che pericolose, non mi stanco mai di loro.

Il suo medium artistico scelto sembra essere la fotografia in bianco e nero, piuttosto che quella a colori. C’è una ragione?

Ho fatto molti lavori a colori, e mi piace quando è contestualizzato. Ma il bianco e nero è stato il mio primo amore, il mezzo con il quale ho imparato, e sento di vedere in bianco e nero per gran parte del tempo. Sono cresciuto andando in gallerie e musei e vedendo il lavoro dei grandi maestri della fotografia dell’‘800 e del primo ‘900. Osservare quelle splendide stampe mostra la bellezza e le possibilità di ciò che il bianco e nero può essere. Penso ancora che nella sua forma tangibile - la stampa - il bianco e nero sia il punto più alto della fotografia come mestiere.

Come descriverebbe la sua filosofia creativa e le sue molteplici narrazioni (natura, musica, cinema, esseri umani…)? C’è un minimo comune denominatore?

È una domanda su cui rifletto e con cui combatto quotidianamente: le risposte sembrano diventare più difficili da trovare man mano che si invecchia. «Scoprire» e «dare un senso» alle cose sembra una risposta banale. Non credo nell’«essenza delle cose», come la gente ama dire sulla fotografia. Non penso si possa mai catturare l’essenza di una persona, un luogo o una cosa; hanno troppe sfaccettature. Quindi forse si tratta di scoprire queste altre sfaccettature.

Guardando i suoi ritratti si nota una profonda enfasi sulle rughe. Hanno un significato?

Non come ci si aspetterebbe. Sono un po’ un archeologo: spesso scavo nel passato più recente per connettermi con persone che hanno vissuto una vita intera. Poiché sto affrontando il passato e persone più anziane, le rughe tendono ovviamente a essere presenti sui loro volti e suppongo che siano anche fotogeniche, ma non sono un feticcio per me. Detto questo, molte delle persone fotografate hanno effettivamente gli anni incisi sui volti, ma è ciò che posso vedere nei loro occhi che mi interessa di più. Un corpo invecchiato è una sorta di totem. Penso che alcune delle persone che fotografo dovrebbero essere mummificate quando muoiono: trovo i loro corpi interessanti proprio nel senso di ciò che hanno visto, fatto, attraversato. Il fatto che tu possa stringere la mano o abbracciare una cosa - un corpo - che ha scritto una canzone che ha influenzato milioni di persone, che ha ucciso un uomo o che è stato sulla luna... È incredibile.  

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