Cultura

Enrico Giustacchini: «Per Albertano la situazione si fa intricata»

Da una saga scandinava gli «indizi impossibili» da dipanare nel nuovo libro dell’autore. Il romanzo sarà presentato il 3 maggio, alla Fiera dell’editoria «Un ponte di libri» di Gavardo
Enrico Giustacchini - © www.giornaledibrescia.it
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Barba di donna, rumore di gatto, respiro di pesce, saliva d’uccello... Sono gli indizi «impossibili» che il Giudice Albertano deve interpretare per risolvere il suo nuovo caso.

Nel 1247, anno in cui ha luogo la nostra storia, Piacenza è un Comune fiero e indipendente, temuto rivale dell’imperatore Federico II. In quell’anno aveva chiamato come podestà Emanuele Maggi, nobile bresciano di grande esperienza e fiduciario del legato pontificio Gregorio da Montelongo, che già ne aveva favorito quattro anni prima l’analoga nomina a Genova. In questa scena si svolge l’undicesima storia del giureconsulto bresciano, enciclopedico intellettuale di fama europea, tornato alla ribalta nelle vesti di detective, grazie alla felice penna di Enrico Giustacchini.

Il romanzo sarà presentato il 3 maggio, alla Fiera dell’editoria «Un ponte di libri» di Gavardo. «Il Giudice Albertano – Il caso degli indizi impossibili» (Liberedizioni, 168 pagine, 17 euro; illustrazioni di Andrea Giustacchini) è ambientato a Piacenza, nel bel mezzo della lotta fra i Comuni schierati col Papato o l’Impero. Albertano, con l’amico Berengario, è ospite di Maggi, del quale è stato assessore, e quindi braccio operativo, nell’anno podestarile passato a Genova.

Tutto inizia con un’effrazione notturna nella casa del notaro Guilielmo, uomo sospettoso e tirchio. Nulla sembra essere stato rubato, se non l’anello di Viviana, seconda moglie del notaro, graziosa e assai più giovane di lui. Albertano è chiamato in aiuto da Gerardo, comandante della guarnigione. La situazione si fa intricata quando viene ucciso il sarto Florio e si teme che dietro tutto vi sia la mano degli imperiali.

Una delle illustrazioni di Andrea Giustacchini presenti nel libro - © www.giornaledibrescia.it
Una delle illustrazioni di Andrea Giustacchini presenti nel libro - © www.giornaledibrescia.it

Il primo nodo della vicenda – chiediamo a Giustacchini – sembra stare nelle lotte dei Comuni. Davvero vi era questa rete intestina di alleanze, tradimenti e atroci vendette?

In questo romanzo parlo dei rapporti tra i notabili che governavano Parma quando era favorevole al papa e costretti a fuggire ora che la città è in mano ai sostenitori dell’imperatore. Piacenza è saldamente guelfa, quasi inespugnabile e quindi luogo ideale per rifugiarsi e preparare la rivincita. Federico II è potente e non ha remore ad eliminare chi trama contro di lui.

Ma un altro filone d’inchiesta si apre dopo l’uccisione del notaro Guilielmo, in casa sua, in una notte movimentata. Prende le mosse, questa pista, da una saga islandese...

Si tratta dell’«Edda», l’opera maggiore di Snorri Sturluson, il più celebre degli scrittori d’Islanda. La prima delle tre parti che la compongono è il «Gylfaginning», dedicato alla mitologia norrena. Il pellegrino Jakob Reynisson, di passaggio a Piacenza, in un paio di piacevoli serate legge quel libro a Maggi e ai sui ospiti. L’assassino sembra trarne ispirazione, mettendo in scena i sei elementi impossibili che formano il laccio usato per imprigionare il mitologico Lupo Fenrir.

La via Francisca e i pellegrinaggi sono un altro must nell’Europa medievale che favorisce scambi culturali incredibili...

La saga islandese appartiene a quel periodo, ma poteva quel libro giungere fino dalle nostre parti? Sì, attraverso i pellegrini che dalla Scandinavia scendevano verso Roma. Ci sono testimonianze di monaci che poi proseguivano fino a Gerusalemme. Il tragitto passava da Vercelli, Pavia, Piacenza. Nelle ricerche ho anche trovato che in quel tempo a Vercelli viveva Tommaso da San Vittore, teologo e autore dello «Spectacula contemplationis». Io credo esista un angioletto che aiuta gli scrittori di romanzi storici, mettendo sulla loro strada combinazioni utili a costruire le loro trame.

E a scrivere di altri libri?

Questo romanzo, forse il mio preferito per completezza di struttura, è occasione per parlare di altri saggi, altri racconti, non solo le saghe norreniche, ma anche i «Lai du Biscavret» della poetessa Maria di Francia, e i «Flores historiarum» del monaco benedettino Ruggero di Wendover, che offre una singolare visione di Lady Godiva e della sua cavalcata per Coventry, le belle forme e i lunghi capelli al vento. Meraviglioso medioevo...

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