Cultura

Dopo Costituzione e Resistenza, Francesca Parmigiani spiega lo Stato ai bambini

Con il nuovo lavoro «Lo Stato spiegato alle bambine e ai bambini» l'autrice mette a frutto la propria preparazione per completare la sua trilogia
L'autrice Francesca Parmigiani - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'autrice Francesca Parmigiani - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Con il nuovo lavoro «Lo Stato spiegato alle bambine e ai bambini» (Becco Giallo, 53 pagine, 15 euro), Francesca Parmigiani mette a frutto la propria preparazione per completare la sua trilogia: dopo la Costituzione e la Resistenza, adesso si cimenta con il tema, appunto, dello Stato.

Un’impresa, quella di portare alla conoscenza degli adolescenti un tema assai complesso sul quale sono state prodotte molteplici teorie e si sono scontrate intere scuole di pensiero. L’autrice, descrivendo le articolazioni dello Stato, evocando il suo fondamento resistenziale, ha in mente lo stato liberaldemocratico e costituzionale. Per dirla con Mino Martinazzoli «lo Stato regola della società», per cui non c’è società senza Stato. Una realtà che, anche grazie ai disegni di Shu Garbuglia, l’autrice avvicina alle bambine e ai bambini, quasi possano toccarla con mano fino ad acquistarne confidenza.

Giovani interlocutori

Un'illustrazione dal libro «La resistenza spiegata ai bambini»
Un'illustrazione dal libro «La resistenza spiegata ai bambini»
Tratti puliti e nitidi, colori pastello, mano leggera, disegni netti dei palazzi dello Stato – dunque non del potere come entità estranea, sino a suscitare sospetto e senso di lontananza - accompagnano una scrittura chiara e puntuale con cui l’autrice si rivolge al proprio uditorio: una scolaresca in viaggio a Roma, nella quale è possibile ritrovare Nilde e Teresa, Piero e Sandro dei due libri precedenti – trasparente l’evocazione della Iotti e della Mattei, la più giovane eletta alla Costituente, di Calamandrei e Pertini- che la maestra invita a stare unita, a non dispendersi. Una regola che vale anche per lo Stato, - la scrittura come pedagogia - che si regge sull’unità del popolo e nel quale, in quanto istituzione, i cittadini possono riconoscersi tutti condividendo diritti e doveri. Dunque il valore della persona che è il diritto e della solidarietà.

I luoghi chiave

Bambine e bambini fanno tappa a Montecitorio e a palazzo Madama, dove i rappresentanti della nazione tutta – dunque non portavoce o espressione di una democrazia diretta, tantomeno istantanea - esercitano il potere legislativo. Luoghi che dovrebbero essere trasparenti come il soffitto dell’aula di Montecitorio che la scolaresca visita attraversando il Transatlantico, il grande corridoio dove talora gli eletti, venendo meno al loro dovere, praticano una «fatica senza lavoro e un ozio senza riposo» come ha scritto il vecchio Guido Gonella, per raggiunger poi lo spazio antistante la «sala della Regina» ad ammirare i ritratti delle madri costituenti, tra cui la bresciana Laura Bianchini.

Semplificazione dei concetti

Bicameralismo perfetto, paritario e simmetrico è un concetto inaccessibile per gli adolescenti, ma l’autrice si destreggia con perizia, così pure quando si addentra a spiegare separazione di poteri, voto di fiducia, assemblea congiunta di Camere riunite per l’elezione del presidente della Repubblica, controllo parlamentare sul Governo. È poi la volta di palazzo Chigi, ove presidente del Consiglio e Consiglio dei ministri esercitano il potere esecutivo. Una breve sosta a Villa Borghese, il gioco del pallone nel parco e l’evocazione dell’arbitro: è lo spunto per raccontare della magistratura autonoma, indipendente, imparziale che «non deve obbedire a nessuno se non alla legge». Da non perdere dunque la tappa alla sede della Corte suprema di Cassazione, il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria.

La sentinella del Castello

La visita potrebbe sembrare conclusa. Ma qui la Parmigiani ricorre ad un’idea immaginifica – lo Stato come un castello a tre stanze ben distinte, con una sentinella che veglia - per introdurre la scolaresca alla conoscenza della Corte Costituzionale, la quale «garantisce che ciascun organo eserciti il proprio potere secondo la Costituzione» e nel contempo veglia sulla costituzionalità delle leggi. La visita conclusiva è perciò al palazzo della Consulta in piazza del Quirinale.

Poi l’ultimo giorno a Roma: il 2 giugno, la festa della Repubblica, del popolo sovrano che «non è più suddito ma di cittadini», e l’ammirazione per il Capo dello Stato, «il direttore d’orchestra» il cui «spartito» è la Costituzione. Qui l’autrice, invece di concludere il suo racconto-lezione, si inventa opportunamente una altro «organo costituzionale»: la scuola, «il più importante di tutti, perché da lì escono i cittadini e le cittadine di domani». Per concludere: un ottimo esempio di pedagogia civile.

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