Ma l’asino quanti anni ha?

Silvia rimembri ancora / Quel tempo della tua vita mortale / Quando beltà splendea / Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi… Chi non ricorda questi versi? Ecco: l’età di cui vogliamo trattare oggi è proprio quella della Silvia leopardiana, quell’età che precede appena il fiorire dell’adolescenza, quell’età in cui anima e corpo sbocciano alla vita, i tratti si ingentiliscono; è la breve età in cui tutti - ma proprio tutti! - siamo belli.
In bresciano per definire l’angelica bellezza di questa fase della vita è in uso (o almeno lo era fino a qualche tempo fa) l’espressione la belèsa del àzen, «la bellezza dell’asino».
Ma qual è il senso dell’espressione? Il ciuco, infatti non è mai stato considerato un esempio di fascino e di avvenenza. E qui entra in gioco non tanto l’invidia degli dei (non esageriamo!), quanto quella dei “vecchi”, di coloro per i quali ormai quella bellezza è un ricordo lontano, forse un rimpianto; vuole forse l’accostamento al noto animale mettere in evidenza l’inconsapevolezza? Come a dire: «Sei bello, ma è la bellezza di chi è giovane e ha ancora poco cervello»?
In realtà questa espressione è solo l’ennesimo scherzo della paretimologia e l’asino proprio non c’entra nulla: all’origine sta il francese beauté de l’âge, «bellezza dell’età»; sennonché quell’âge, incomprensibile all’orecchio bresciano, è stato dall’uso storpiato in àzen. A conferma di questa ipotesi, attesto di aver sentito, seppur più raramente, anche la forma, ancor meno decifrabile, botép del’àzen - buontempo dell’asino -, che però foneticamente a beauté de l’âge si avvicina ancora di più.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
