La capacità dei poeti de sènter el tèmp
Qual è il tempo che stiamo vivendo? Che giorni sono quelli che ci troviamo in mano? Siamo davvero - finalmente - in uscita da anni bui? Possiamo fidarci - finalmente - di cosa ci aspetta, giràt el cantù? El sènt el tèmp dicevano i nostri nonni di chi percepiva nelle ossa l’arrivo del nuovo meteo. Con inquietudine. Oggi di sènter el tèmp accade un po’ a tutti noi.
E quale sia il tempo che stiamo vivendo se lo chiedono anche gli autori delle opere premiate dal Premio nazionale di poesia promosso dalla Fondazione Civiltà Bresciana e intitolato ai patroni Faustino e Giovita. La cerimonia coi riconoscimenti si è tenuta il 15.
Oggi quelle poesie dialettali le potete godere, lette in video dagli stessi autori, nello spazio che Dialèktika ha sul sito web del Giornale di Brescia (sul computer o sul telefonino guardate l’indice generale del sito in alto a sinistra e quindi cercate fra le rubriche).
A me sono parsi lavori di grande qualità. Tocca ad Andrea Zacchi ragionare sui «Dé del mìa», i «giorni del non», che portano pensieri stracciati ma che aiutano a dare alle cose il vero valore.
E a Dario Tornago raccontarsi attraverso la metafora della barchetta di carta, da veder navigare in una pócia grànda.
L’otún vècc («autunno vecchio») fa da sfondo alla poesia di Lino Marconi che chiude con lo spiraglio rosso di un tramonto.
Impegno civile contro le violenze domestiche nella vibrante «Öna fómna» di Giuliana Bernasconi e la promessa di «Desmentegà nüsü» di Graziella Abiatico.
Manca (ma solo per fatto tecnico) il lavoro di Samuele Del Pero, però so che con la sua compagnia teatrale sarà il 6 marzo al teatro San Giovanni in città.
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