Dialèktika

A proposito di «bodiscéming»: bei o bröcc, al mond gh’è post per töcc

Il dialetto a volte non tiene conto del rispetto: un tempo nei paesi era normale canzonare qualcuno per l’aspetto fisico
Due amici che ridono
Due amici che ridono
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Rispetto ed educazione non sono questione di lingua o di dialetto; ma se c’è un codice di comunicazione che il dialetto ha sempre rispettato poco, è il politicamente corretto; figurarsi il body shaming! Oggi – pare – vada un po’ meglio, ma in un passato non lontano canzonare qualcuno per il suo aspetto fisico era abitudine comunissima; per fortuna non c’erano i social media e tutto almeno avveniva de visu.

Diffusissimo, ad esempio, era il pregiudizio secondo cui dai segnacc da Dio (chi aveva un difetto fisico) tré pas endrio! Di chi era troppo magro si diceva: El par maiat fò dele camole! O anche: Te, t’a ciüciat la benola! (tu sei stato svenato dalla donnola). A chi era alto, si rinfacciava: Se fa piö prest a scrivit che a parlat ensema; chi era basso invece era bas de cagadüra e faceva tré pas ogni matonela.

Le donne poi erano oggetto di particolare accanimento: Se fa piö prest a saltala fò che a giraga enturen era l’apprezzamento se c’era qualche chilo in più. Alla ragazza dal seno minuto che ricorreva a una qualche innocente «imbottitura», si ricordava che: En do’ che manca la natura gh’a pensat la sertura; oppure le si chiedeva: Gh’è pasat San Giösep? (alludendo alla pialla con cui esercitava il suo mestiere): un brutto mondo davvero!

Per rimanere alla Bibbia, a chi aveva le mani sproporzionate si domandava: Set dela tribù de Manase? E a chi portava un naso appena più pronunciato veniva chiesto se fosse originario di... «Nasaret», quando non venisse «filosoficamente» apostrofato con un: Ghe ‘n’è che mör... ma che nas!

Ma, grazie al cielo – dicono! – il mondo sta cambiando. Dicono...

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