Dal Salon Parisien al «Palazzo» che accolse D’Annunzio: 127 anni di cinema a Brescia

L’ultima vittima è il «Piccolo Cinema Paradiso», saletta d’antan e ultimo baluardo dei cinefili vecchia scuola. La storica sala di via Lana 12, in città, dove il regista Silvano Agosti per anni ha proposto una programmazione d’essai e di nicchia, ha chiuso i battenti all’inizio dell’estate. Ma in oltre 120 anni di vita, sono decine le sale di proiezione che hanno costellato la storia del cinema a Brescia, avvicendandosi fra il centro e la periferia della città.
La settima arte era praticamente neonata quando approdò a Brescia. Era il 1895 quando l’invenzione dirompente dei Fratelli Lumiere vide la luce e già l’anno seguente la palestra della Forza e Costanza di via Cavallotti si tramutava, per opera di tale Giuseppe Filippini, nella prima estemporanea sala di proiezione della nostra città.

La prima proiezione
Sotto gli occhi di nobili e benestanti bresciani comparvero le scene del «Bagno di Diana», secondo alcuni storici nientemeno che il primo film italiano, girato dallo stesso proiezionista giunto da Torino. Datato 1896, quello che oggi definiremmo un corto - durava infatti poco più di un minuto - rappresenta dei bagnanti ai Bagni di Diana di Milano, presso la Porta Orientale (oggi Porta Venezia). Lo stabilimento termale venne demolito nel 1906 e al suo posto sorse l’albergo Kursaal Diana, altro edificio storico milanese. Appassionato di fotografia, Filippi divenne amico di Vittorio Calcina, allora agente per l’Italia dei Lumière. Grazie a questa sua amicizia, nel 1896, acquistò un cinematografo dai Lumière e, dopo avere girato a Milano i suoi primi film, cominciò a viaggiare per l’Italia sia per proiettare i film dei Lumière che i suoi. E in quel frangente capitò anche a Brescia.
Il primo vero cinema della Leonessa aprì invece i battenti nell’agosto 1907, quando al numero 44 di corso Palestro inaugurò il «Roi Soleil», in tempi di autarchia fascista costretto a mutar nome in «Sole». Ad aprirlo fu un mantovano, tal Vassallo, che risulta pure autore della prima pellicola girata in città: «Brescia alle due del pom. sul Corso del Teatro». Girato nel 1889, fu proiettato per il pubblico nostrano all’allora Teatro Guillame, oggi Sociale. il successo del Roi Soleil fu tale che immediatamente seguì lo stesso anno l’Edison di corso Magenta 5 (in seconda battuta ribattezzato «Americano»).
A Brescia scoppia la «cinemania»
A quel punto Brescia parve contagiata da una vera e propria «cinemania», al punto da essere punto centrale per la diffusione della nuova «arte» fin oltre i confini della provincia: riprova ne è un annuncio apparso sulle pagine dei quotidiani del 1911, col quale la «Società Cinema Brescia», nata nel 1908, cercava «in tutti i paesi delle province di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona locali già adatti o da attarsi a uso cinematografo». Fra il 1907 e il 1919 furono aperte in città ben 12 sale, fra cui il «Salon Parisien», noto pure come «Paris» e quindi ribattezzato «Cinema Magenta». Affacciava sul corso omonimo e già nel 1911 proiettava ininterrottamente dalle 14 alle 24 con prezzi che oscillavano dai 20 ai 50 centesimi (di lira). Con tanto, ai tempi del «muto», di vecchio pianista per l’accompagnamento e didascalie lette ad alta voce da un pubblico vociante. Per questo veniva spesso appellato col nome di cinema-teatro Aristocratico.

C’era poi il «Lùmière» in via San Faustino, aperto nel 1909, noto quale «cine dei piöcc» per i suoi... frequentatori più assidui. Divenne poi cinema Trento nel 1925 e infine ribattezzato Corso nel 1953, prima di essere chiuso definitivamente nel 1979.


D'Annunzio al cinematografo
Ma, con gli anni, anche sul corso Zanardelli fecero la loro comparsa nuove sale a rubare la «prima visione» alle sorelle più datate: così l’enorme «Crociera» (aperto nel 1941 e chiuso nel 1999). Le pellicole fecero il loro ingresso anche a teatro, dal Sociale al Grande. Poi, con piazza Vittoria, nel 1932 fu il turno del lussuoso Cinema «Palazzo», sala interrata appunto nel Palazzo della Sicurtà, con ingresso allora da via IV Novembre, e devastato dai bombardamenti. Lo soppiantò nel ’47 l’«Adria» (ora chiuso), cui nel ’48 si aggiunse il vicino Astra (chiuso nel 2009).

Il «Palazzo» vantava un primato: fu l’unica sala cinematografica in cui Gabriele D’Annunzio mise piede in vita sua - riportano le cronache - per vedere «Eskimo» di W. S. Van Dyke (1933). Riporta l’Enciclopedia Bresciana: «Difatti, venuto a Brescia nel 1936, per l’unica volta nella sua vita ad assistere al film "Eskimo" al cinema Palazzo di piazza della Vittoria (poi distrutto dai bombardamenti), quando all’uscita dal cinema trovò attorno alla sua inconfondibile Isotta Fraschini una piccola folla plaudente, si soffermò sulla soglia ed esclamò: "Non sono io, no!". Poi montò in vettura e partì velocemente. Fu dopo aver assistito a tale proiezione che decise di non ridurre cinematograficamente "La figlia di Jorio", per il frastuono del parlato».
Dall'Aquiletta all'Orbiter

Ma i nomi delle sale cittadine formano una teoria lunghissima: nei ricordi di molti - e nell’elenco quotidiano degli spettacoli del Giornale di Brescia dal ’45 in poi - figurano l’«Aquiletta» (l’odierno Auditorium San Barnaba), l’«Odeon» di via Porcellaga (poi sede dell’Upim e ora del Pam), il «Brixia» di via S. Faustino (oggi tra le sedi dell’Università), il «Rik» e il «Nuovo» a Lamarmora. Tra i «sopravvissuti», il Moretto in centro e il Sociale.


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