Cultura

Come il bresciano Treccani salvò la Bibbia di Borso d’Este

Giancarlo Petrella
La storia avventurosa del manufatto e l’operazione del suo rientro in Italia nel 1923: anziché a Modena, oggi avrebbe potuto trovarsi nella teca di una delle più prestigiose biblioteche newyorkesi. Fondamentale l’azione del monteclarense
Un dettaglio della Bibbia di Borso d'Este -  © www.giornaledibrescia.it
Un dettaglio della Bibbia di Borso d'Este - © www.giornaledibrescia.it
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L’altro ieri l’ha voluta ammirare anche Papa Leone XIV: in visita al Senato, il pontefice non ha perso l’occasione di sostare davanti alle pagine miniate di quello che è considerato senza dubbio il massimo capolavoro della miniatura rinascimentale italiana, la Bibbia di Borso d’Este. A conclusione degli eventi culturali dell’anno giubilare, l’opera è esposta nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica fino al 16 gennaio (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18, ingresso libero).

L’opera

L’occasione della mostra permette a un pubblico più ampio di quello degli studiosi di ammirare in via eccezionale uno straordinario manoscritto altrimenti conservato presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena. Il manufatto oggetto della eccezionale esposizione credo sia sufficientemente noto. Si tratta della Bibbia pergamenacea in due volumi vergata e miniata tra il 1455 e il 1461 per il duca Borso d’Este da un’équipe di artisti diretta da Taddeo Crivelli che lavorò circa sei anni per decorare le oltre 1200 pagine di testo con lussureggianti cornici a volute popolate da figure umane e animali e, in bas de page, predelle narrative ispirate al linguaggio dei maggiori pittori ferraresi dell’epoca.

Uno stemma incastonato in una figura fantastica -  © www.giornaledibrescia.it
Uno stemma incastonato in una figura fantastica - © www.giornaledibrescia.it

Assai meno conosciuta al grande pubblico è invece la storia avventurosa del manufatto e l’operazione del suo rientro in Italia, senza la quale la Bibbia, anziché a Modena, riposerebbe oggi nella teca di una delle più prestigiose biblioteche newyorkesi. Il pregevolissimo codice rimase infatti nelle collezioni ducali estensi sino al 1859 quando fu condotto a Vienna da Francesco V d’Asburgo-Este. E qui fino alla fine della prima guerra mondiale, quando, nonostante il trattato di Saint-Germain ne intimasse la restituzione, seguì nell’esilio in Svizzera l’imperatore Carlo I d’Austria. Alla sua morte, la vedova Zita di Borbone si decise, nella primavera del 1923, a metterlo in vendita tramite il libraio parigino Gilbert Romeuf. Ragioni economiche rischiavano a questo punto di spingere il codice Oltreoceano, senza alcuna possibilità di ritorno. Ma la storia andò in altro modo.

Il recupero

La sorte mi condusse alcuni anni fa a ricostruire la vicenda dalla viva voce dei protagonisti, seduto allo scrittoio che fu di Benedetto Croce. La verità dei fatti emerge infatti dal carteggio intercorso tra Croce e l’antiquario Tammaro De Marinis. 14 aprile 1923. De Marinis informa tempestivamente Croce, sollecitandone l’aiuto sul fronte politico: «s’Ella mi potesse aiutare a far ritornare in Italia la Bibbia di Borso d’Este! Ora Zita l’ha venduto a Parigi dove l’ho visto e mi viene offerto per 4 milioni di franchi. Sono come ubbriaco. A Parigi stetti cinque ore per sfogliarlo e volarono. Vuol scrivere un rigo al Ministro?». Trascorrono meno di ventiquattr’ore quando De Marinis, dopo aver incontrato personalmente Giovanni Gentile la mattina del 15 aprile, in preda a un ardore irrefrenabile, ribadisce a Croce l’urgenza di un suo intervento per smuovere l’immobilismo della politica: «Mi aiuti Senatore: senza energia e rapidità questo meraviglioso tesoro italiano fra poco scappa in America!».

Innumerevoli vignette accompagnano la Scrittura -  © www.giornaledibrescia.it
Innumerevoli vignette accompagnano la Scrittura - © www.giornaledibrescia.it

Il mecenate

Uno degli ostacoli era la cifra altisonante del manoscritto: se lo Stato non poteva economicamente esporsi, urgeva trovare un mecenate privato, prima che dall’America giungesse l’offerta irreparabile. È a questo punto che Giovanni Gentile riesce a convincere l’industriale di origini bresciane Giovanni Treccani degli Alfieri (Montichiari 1877-Milano 1961), futuro fondatore dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e senatore del Regno, a distogliere per l’acquisto della Bibbia la somma di tre milioni di lire già stanziata a favore della creazione di una fondazione scientifica.

Treccani, nella convinzione che un simile «incomparabile monumento che attesta la grandezza e la magnificenza dei nostri padri» non potesse essere proprietà di un privato cittadino, telegrafò prontamente a Mussolini preannunciando che ne avrebbe fatto dono allo Stato italiano.

Il senatore bresciano Giovanni Treccani degli Alfieri, che nel 1925 fondo l'Enciclopedia italiana e ne fu presidente fino al 1933 -  © www.giornaledibrescia.it
Il senatore bresciano Giovanni Treccani degli Alfieri, che nel 1925 fondo l'Enciclopedia italiana e ne fu presidente fino al 1933 - © www.giornaledibrescia.it

Da lì in poi è un accavallarsi di notizie e di eventi. Non c’era infatti da perdere tempo perché dall’America premeva il magnate J.P. Morgan. La Bibbia fu ufficialmente acquistata da Treccani il 1° maggio 1923 per la cifra finale di tre milioni e trecentomila franchi francesi. Ma dalla Pierpont Morgan Library di New York giunse a Treccani immediata proposta, prontamente rispedita al mittente, di riacquistarla per una cifra superiore di un milione di franchi a quella appena sborsata. Intanto dal Grand Hotel di Parigi, De Marinis telegrafava a Croce «ANNUNCIO CON GIOIA BIBBIA ASSICURATA».

Due giorni più tardi, per lettera, aggiungeva altri dettagli: «Il manoscritto fu acquistato oggi dal comm. Treccani di Milano, Cavaliere del Lavoro, persona deliziosa. La Bibbia tra pochi giorni verrà in Italia. S’Ella avesse assistito come me alle esclamazioni e grida di meraviglia di una folla di impiegati di banca per questa opera meravigliosa dell’Arte nostra si sarebbe anch’Ella profondamente commosso!».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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