Mostra del Cinema di Venezia, Leone d’Oro al film di Jim Jarmusch

Una grossa sorpresa, e parecchia Italia, nel palmarès dell’82ª Mostra di Venezia. È infatti «Father Mother Sister Brother» di Jim Jarmusch ad aggiudicarsi il Leone d’Oro, mentre il favorito «The Voice of Hind Rajab» della tunisina Kaouther Ben Hania (in testa in ogni pronostico della vigilia) deve «accontentarsi» del Gran Premio della Giuria; il Belpaese porta invece a casa la Coppa Volpi con Toni Servillo e il Premio Speciale della Giuria con Gianfranco Rosi.
La giuria ha premiato un film nelle corde del suo presidente, Alexander Payne, cineasta che ama e realizza in prima persona un cinema agrodolce, legato alla poesia del quotidiano e all’idea del viaggio come conoscenza. Rientra in tali parametri l’ultima creazione di Jarmusch, che sa raccontare come forse nessun altro gli outsider americani, gli antieroi di un sistema che (calvinisticamente) esalta solo chi arriva in cima: lo ha fatto ai tempi dell’edonismo reaganiano, in principio di carriera, con «Stranger Than Paradise» (1984) e «Daunbailò» (1986); lo fa a maggior ragione sotto il plumbeo cielo trumpiano, con un film composto da tre episodi minimalisti che in comune hanno solo l’ambientazione «famigliare», impreziosito da un cast stellare, dove giganteggia Tom Waits, affiancato - tra gli altri - da Cate Blanchett, Charlotte Rampling, Adam Driver.
Gli italiani
Al Lido è grand’Italia, dopo anni di vacche magre: Servillo aggiunge la Coppa Volpi alla sua ricchissima bacheca, per l’interpretazione «presidenziale» e calibrata in «La grazia» dell’amico Paolo Sorrentino; Rosi, dodici anni dopo il Leone d’Oro con «Sacro Gra», si aggiudica un premio «tecnico» per «Sotto le nuvole», documentario che approccia Napoli da una prospettiva inedita.

Tra gli altri premi quello alla sceneggiatura di «À pied d’oeuvre» (parabola contemporanea su precarietà e passione per la scrittura) condiviso dall’autrice Valèrie Donzelli (che avrebbe meritato per la regia) e Gilles Marchand; il Leone d’Argento per la Regia (un po’ eccessivo) all’americano Benny Safdie per «The Smashing Machine», biopic che ha segnato il debutto di Dwayne «The Rock» Johnson in un film drammatico. Per i premi individuali: Coppa Volpi femminile all’attrice cinese Xin Zhilei (bravissima), donna in cerca di redenzione nel melò «morale» «The Sun Rises On Us All»; Premio Mastroianni per il miglior attore/attrice emergente alla radiosa svizzera Luna Weder, che in «Silent Friend» (conturbante epopea botanica) interpreta la prima donna ammessa in un’università tedesca.
L’Italia incamera riconoscimenti di prestigio anche nell’altra sezione ufficiale, Orizzonti, in cui Benedetta Porcaroli, protagonista di «Il rapimento di Arabella» ottiene il premio come miglior attrice (che dedica «agli amici di Flotilla»), che in campo maschile va a Giacomo Covi, uno dei giovani attori fatti esordire da Laura Samani (regista triestina con mamma bresciana) in «Un anno di scuola», un’opera seconda di notevole freschezza. Miglior film di Orizzonti è invece risultato «En el camino» (Sulla strada), scabroso ma potente film messicano.
Segnalazione bresciana: alla Settimana Internazionale della Critica il corto «El pütì pèrs» di Paolo Baiguera (filmaker di Erbusco) recitato nel nostro dialetto ha ricevuto la menzione speciale.
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