L’attore bresciano Antonio Piovanelli a 85 anni nel film «L’infinito»

C’è anche l’attore bresciano, di Lograto, Antonio Piovanelli nel film «L’infinito» di Umberto Contarello in uscita il 15 maggio. È il debutto registico e d’attore di quest’ultimo – 66 anni, padovano, già apprezzato co-sceneggiatore dei sorrentiniani «This Must Be the Place», «La grande bellezza» e «Loro», e altri fra cui «Marrakech Express» di Salvatores e «Io e te» di Bertolucci – che l’ha scritto con Paolo Sorrentino che ne è co-produttore.
Nelle note di produzione Contarello spiega: «... durante una telefonata pomeridiana con Paolo, a un certo punto, dopo la mia lagna delle depressioni allo stato iniziale, come fosse la cosa più normale del mondo Paolo mi dice all’improvviso che stavolta l’avrei girato io un film che avremmo scritto insieme e che lui avrebbe prodotto. Con l’incoscienza degli uomini adulti incoscienti accettai e ci accordammo sul fare un film libero e intimo. Ma un film su cosa? Su di te, visto che farai anche il protagonista, mi risponde».
Il film
«L’infinito», girato in biancoenero, narra infatti di uno sceneggiatore (lo stesso Contarello) che si ritrova esistenzialmente travolto dopo il divorzio e cerca di rimettere in piedi vita e professione. Il regista incontrerà il pubblico bresciano martedì 27 maggio alle 18 al cinema Nuovo Eden, in via Nino Bixio in città.
Quanto all’85enne Antonio Piovanelli – nelle note citato con la stimabile dicitura «con la partecipazione di» – «L’infinito» è il 35° titolo d’una carriera attoriale che – dopo la scuola al Piccolo Teatro di Milano e il diploma al capitolino Centro sperimentale di cinematografia – lasciata la natìa Lograto per l’Urbe s’è snodata fra palco e set.
In teatro con registi come Strehler, Ronconi, Cherif, Giuseppe Bertolucci. E sul set, dopo il debutto nel 1969 nel peplum «Sotto il segno dello scorpione» dei Taviani, nei cast di film come «Novecento» di Bertolucci; «Esterno notte» (interpretando mons. Macchi, segretario di Paolo VI) e il recente «Rapito» di Bellocchio.
Ma anche col bresciano Silvano Agosti in «Nel più alto dei cieli». Sul piccolo schermo, invece, nel film-tv «Tina Anselmi – Una vita per la democrazia» di Manuzzi (era il presidente Sandro Pertini) e nella serie «1993» (era l’ideologo leghista Gianfranco Miglio). Ruoli da comprimario, ma in titoli di qualità e con sue performance di spessore.
Sul set
Dell’esperienza ne «L’infinito» così ci dice al telefono: «Ho recitato in una scena in un hotel col regista e interprete Contarello: non ci conoscevamo di persona, ci siamo abbracciati, è stato molto accogliente. Il mio personaggio è quello d’un anziano portiere d’albergo che ha conosciuto il padre del protagonista che va in hotel proprio per farsi raccontare qualcosa sul genitore. Un’esperienza molto positiva, anche se guardandomi all’anteprima al cinema Greenwich di Roma mi son detto: forse potevo fare meglio qui, là... È il mio carattere: non m’accontento di ciò che faccio anche se fatto bene».
«Continuo nonostante l’età – dice questo lucidissimo attore senza tempo –: non far niente non mi si confà». Infatti ora Antonio Piovanelli prepara uno spettacolo sul poeta Giorgio Caproni («Me lo fece amare Bertolucci» ricorda).
Lo porterà a Lograto il 14 settembre dopo anteprima a Cagliari: «Lo proposi già 15 anni fa in ’Mia mano fatti piuma’ dalla poesia ’Battendo a macchina’. Sarà uno dei miei ultimi palcoscenici: nel cinema puoi fare una partecipazione come ne «L’infinito», ma il teatro è pesante. Ma potrei fare letture sceniche. Vedremo...». «L’infinito», dunque, non è solo il film, ma la vitale passione del decano bresciano del recitare.
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