Cultura

Piovanelli: «Sento brividi di commozione per Pertini»

L'attore bresciano interpreta il Presidente della Repubblica in «Tina Anselmi - Una vita per la democrazia», in onda domani su Rai1
Antonio Piovanelli nel ruolo del presidente Sandro Pertini - © www.giornaledibrescia.it
Antonio Piovanelli nel ruolo del presidente Sandro Pertini - © www.giornaledibrescia.it
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«Nell’attore c’è la necessità di cercare, di sorprendere. L’ho assecondata interpretando Sandro Pertini, ritrovando quella forte emozione che mi ha sempre spinto ad approfondire le figure più significative della nostra Storia». Così confida, con voce vibrante e commossa, il bresciano Antonio Piovanelli, che ha dato corpo al settimo Presidente della Repubblica italiana in «Tina Anselmi - Una vita per la democrazia», film biografico dedicato alla partigiana, sindacalista e prima donna ministro in Italia, nonché presidente della Commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2. Diretto da Luciano Mannuzzi, vede protagonista Sarah Felberbaum e andrà in onda domani, martedì, in prima serata su Rai1, in concomitanza con i festeggiamenti del 25 aprile.

Un’altra occasione di farsi tassello di un grande affresco storico per l’attore di Lograto, dopo la recente partecipazione nei panni di monsignor Pasquale Macchi - segretario particolare di Papa Montini - in «Esterno notte» di Marco Bellocchio, regista con il quale Piovanelli ha intrecciato un sodalizio (fin dai tempi de «Il gabbiano», tratto da Cechov, uscito nel 1977), collaborando di recente anche alla realizzazione di «Rapito», pellicola attesa al prossimo Festival di Cannes. Tanti, inoltre, gli autori italiani di rilievo che spiccano nella filmografia dell’attore bresciano, dai fratelli Bertolucci ai Taviani, passando per Giuliano Montaldo, Valentino Orsini, Alberto Lattuada, Francesca Archibugi fino al giovane, promettente Federico Bondi.

Piovanelli: cosa ha rappresentato per lei Sandro Pertini e con quale spirito si è avvicinato al ruolo?

Sento brividi di commozione nel ricordarlo, perché è stato un grande uomo, come pochi nella Storia. Una figura rara, di quelle capaci di emozionare con gesti straordinari, mostrando personalità. Nel film ho incanalato tutto questo in pochi tratti, legati soprattutto alla fisicità e alla presenza scenica.

Ci parli dell’esperienza sul set

È stato un piacere lavorare con il regista Luciano Mannuzzi. Ci conosciamo da molti anni, me lo presentò Giuseppe Bertolucci. Nel film - del quale ho apprezzato la sceneggiatura - la mia presenza è inquadrata in un momento specifico, quando Tina Anselmi consegna al Capo dello Stato il plico contenente le ricerche sulla P2. Le riprese sono state effettuate alla Reggia di Caserta, scelta - come spesso capita - perché location perfetta per ricostruire gli interni romani.

A giudicare dal suo percorso, con particolare riferimento anche a quello teatrale, emerge una predilezione per i ruoli d’impegno civile e spessore letterario...

Ho sempre amato le grandi figure della nostra storia. In questo periodo sto studiando le «Lettere dal carcere» di Antonio Gramsci, che trovo di straziante bellezza e potenza, per portarle in scena come ho già fatto con i testi di Pier Paolo Pasolini, intellettuale del quale - tra le tante opere preziose - amo molto «Le ceneri di Gramsci».

La rivedremo presto sui palcoscenici bresciani?

Certo, sono molto legato alla mia Lograto, dove tornerò il prossimo settembre per un evento culturale legato a poesia e tradizioni locali. 

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