Cultura

Assedio punk rock in Castello con Naska, il twitcher che sogna Cobain

Arianna Colzi
Il cantante Diego Caterbetti, 25 anni, sarà a Brescia per Epicentro music festival domenica 11 settembre
Diego Naska sullla cover di «Rebel»
Diego Naska sullla cover di «Rebel»
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Cantante e twitcher. Le due facce di Naska, marchigiano di Villa San Filippo, classe 1997, che approderà domenica 11 settembre in Castello a Brescia per l'Epicentro music festival, una rassegna di tre giorni - organizzata da Cipiesse, Sinapsi, We Love Castello, Studenti Per Brescia, volontari di Babilonia e alcune associazioni universitarie e studentesche della città - che vedrà tra gli ospiti Mara Sattei e Bresh.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Diego Caterbetti, nome che si nasconde dietro lo pseudonimo da cantante, per capire quali sono le influenze di un Gen Z che utilizza Twitch per diffondere i suoi pezzi punk rock.

Diego, domanda di rito inevitabile: come nasce la tua passione per la musica?

La musica è sempre stata presente nella mia vita perché mio padre suonava in una band, quindi ho sempre ascoltato gruppi come i Guns N' Roses. Da 10 anni a questa parte ho cominciato a fare musica per conto mio ma era difficile trovare un bassista, un batterista, insomma un gruppo, quindi mi sono buttato sul rap. Poi, conoscendo produttori ed entrando sempre più dentro i meandri del mondo musicale, ho scoperto che un sacco di suoni erano replicabili con il computer anche se adesso ai miei live ho una band che mi supporta.

Tu hai 25 anni: ti senti parte di una nuova leva musicale italiana che sta cambiando le regole del gioco?

Sì, indubbiamente. Anche se ho iniziato a fare punk rock che non è un genere molto di moda tra i mie coetanei, però seguo il consiglio di mio padre: «Fai qualcosa che nessuno fa», come puntare sugli strumenti in un mondo di trap e di synth, e il segreto secondo me, per cercare di far emergere la propria musica, è quello di non avere un piano B.

Dopo il tuo primo album, «Rebel», hai iniziato il tuo primo vero tour che ti porterà anche a Brescia. Come sta andando?

Sopra le aspettative. Mancano ancora quattro date, tra cui Brescia, ma sono già triste all'idea che finisca.

Tu sei stato definito il «punkabbestia» di Twitch: in cosa ti definiresti punk e come concili la musica e il mondo del live streaming?

Ho rifiutato tante cose che, dal punto di vista della mia carriera musicale, mi avrebbero reso la vita più semplice. Ho deciso quindi di utilizzare le dirette, e quindi le subscription, di Twitch per pagare la musica, le prime produzioni, i primi video. L'autoricavo per me è punk. Adesso continuo a fare dirette per parlare con i miei fan, parliamo anche di temi che non riesco magari ad affrontare con la musica e in ogni diretta interviene un ospite femminile perché su Twitch siamo sempre solo maschi.

Come darti torto. Ultima domanda: se potessi scegliere un duetto o un concerto da realizzare, quali sarebbero? Puoi sparare in alto quanto vuoi.

Sicuramente Woodstock 99 (un festival che si tenne a New York nel luglio del 1999 in cui si celebrava l'originale versione tenutasi a Bethel nel 1969, ndr), vorrei esibirmi prima dei Limp Bizkit. Sono nato negli anni '90 ma sono da sempre fan della «generazione Mtv», quella degli inizi, quella dei video dei Nirvana: Kurt Cobain sarebbe il mio duetto impossibile.

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