Croce di San Francesco, la speranza è «poterla esporre nel 2026»

Paola Gregorio
Il frate guardiano Alberto Tortelli ha voluto fortemente il restauro dell’opera, che avverrà a Firenze, dove venne recuperata anche la Vittoria Alata
La croce di San Francesco - © www.giornaledibrescia.it
La croce di San Francesco - © www.giornaledibrescia.it
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Non è mai stata esposta, se non sull’altare maggiore in occasione di importanti solennità, e viene custodita in una cassaforte dai frati. La preziosa croce processionale realizzata nel 1501 da Gian Francesco dalle Croci per la chiesa di San Francesco a Brescia stamattina partirà per Firenze. Destinazione l’Opificio delle Pietre Dure fiorentino – dove anche la Vittoria Alata venne sottoposta a lunghe e complesse cure – per essere restaurata.

L’intervento

Resterà per tutto il 2026 nei laboratori dell’Opificio dove, grazie a una convenzione siglata con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Brescia e Bergamo, che finanzia il progetto, restauratori ed esperti intraprenderanno un intervento preceduto e accompagnato da studi e ricerche finalizzate a una più completa comprensione del capolavoro.

Un dettaglio della croce - Foto tratta dal testo di Marco Collareta «La Grande Croce di Gian Francesco Dalle Croci. Arte rinascimentale e committenza francescana»
Un dettaglio della croce - Foto tratta dal testo di Marco Collareta «La Grande Croce di Gian Francesco Dalle Croci. Arte rinascimentale e committenza francescana»

Il restauro

A volere fortemente il restauro sono stati il frate guardiano Alberto Tortelli e la comunità francescana di Brescia. «Sono un appassionato d’arte e mi sta molto a cuore questa chiesa colma di meraviglie – spiega padre Alberto –. Studiosi e docenti mi chiedono di vedere la croce che viene esposta sull’altare maggiore solo in occasione di importanti solennità».

La storia

Il manufatto di alta oreficeria venne realizzato grazie al cospicuo lascito testamentario di frate Francesco Sansone de Brixia, ministro generale dell’Ordine francescano di origine bresciana dal 1475 al 1499. «Era un umanista, amico di artisti importantissimi come Leonardo da Vinci – racconta padre Alberto –. Aveva contattato inizialmente Leonardo per realizzare la pala d’altare della chiesa, poi realizzata dal Romanino. A Londra sono custoditi disegni preparatori della pala attribuibili a Leonardo».

La croce - Foto Marco Collareta «La Grande Croce di Gian Francesco Dalle Croci. Arte rinascimentale e committenza francescana»
La croce - Foto Marco Collareta «La Grande Croce di Gian Francesco Dalle Croci. Arte rinascimentale e committenza francescana»

La croce

La croce è stata pensata come una sorta di santorale francescano con i principali rappresentanti dell’ordine, disposti lungo i bracci che si raccolgono intorno alle figure centrali di Cristo in croce e san Francesco, rappresentato nell’atto di ricevere le stimmate. «Gian Francesco dalle Croci, che apparteneva a una storica famiglia di orafi e argentieri bresciani, realizzò anche una delle Sante Croci del Duomo – ricorda padre Alberto –. La croce nei secoli scorsi veniva trasportata su una portantina durante le processioni. Non si sa come ma fortunatamente sopravvisse all’espropriazione generalizzata dei beni e delle proprietà ecclesiastiche in epoca napoleonica, quando vennero soppressi gli ordini e le corporazioni religiose».

La celebrazione

La chiesa di San Francesco - © www.giornaledibrescia.it
La chiesa di San Francesco - © www.giornaledibrescia.it

Quando tornerà dal lungo soggiorno all’Opificio, la croce sarà esposta nella sagrestia della chiesa di San Francesco, custodita in una teca appositamente progettata e realizzata grazie alla donazione di un imprenditore. «Nel 2026 si celebreranno gli ottocento anni dalla morte di San Francesco – rammenta padre Alberto – e l’auspicio è che la croce possa tornare a Brescia ed essere esposta entro la fine dell’anno prossimo, per le celebrazioni dell’importante ricorrenza. A settembre, poi, inizieremo il restauro dell’altare di San Francesco che si trova nella chiesa».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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