Francesco Vezzoli torna a casa: al Capitolium c’è «Victoria mater»
Lui è un giovanissimo idolo, lei una bronzea e imponente donna. Lui viene da Pesaro, lei è di Brescia. A metterli in dialogo – il primo è l’Idolino di Pesaro proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze e la seconda è la Vittoria Alata di Brixia romana – è un altro bresciano, l’artista Francesco Vezzoli, che è tornato al Capitolium in via Musei per firmare una nuova installazione che dona freschezza e attualità ad artefatti classici, ma non vetusti. Antichi, ma non superati. Come già Brescia Musei fece con «Il Pugile e la Vittoria».

Stavolta l’operazione si intitola «Victoria mater, l’idolo e l’icona»: dal 4 dicembre al 12 aprile 2026 sarà possibile ammirarla nella cella che solitamente conserva la solitaria Vittoria Alata (con biglietto integrato per i musei civici e per il parco archeologico di Brescia romana, sempre gratuito per i residenti del Comune di Brescia; l’installazione sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18). Presentata dalle istituzioni coinvolte (la presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli, il direttore Stefano Karadjov, la sindaca Laura Castelletti, la sovrintendente dell’Opificio delle Pietre Dure Emanuela Daffra, il direttore del Museo Archeologico di Firenze Daniele Federico Maras) e dal main sponsor Intesa Sanpaolo, l’esposizione apre di fatto le celebrazioni per i duecento anni dalla scoperta della Vittoria Alata in un’intercapedine dell’antico tempio (era il 20 luglio 1826) e si inserisce anche nei Giochi della Cultura, nella cornice dei Giochi olimpici di Milano-Cortina.
L’installazione
Il linguaggio dell’installazione – lo si percepisce subito entrando nella cella – è diretto, lineare e limpido. Le due statue romane – l’Idolino è stato scoperto nelle Marche nel 1530 e appartiene al classicismo eclettico di età augustea – si fronteggiano in questo allestimento ideato da Vezzoli e curato da Donatien Grau, filologo e consigliere al museo del Louvre per i programmi contemporanei.
La Vittoria Alata accoglie la figura efebica dell’Idolino affrontandola alla stessa altezza, grazie a un basamento che ricalca quello della Vittoria disegnato da Juan Navarro Baldeweg pochi anni fa. C’è poi la luce teatrale, che grazie a tre intensità atmosferiche acuisce il senso di presenza. E infine l’ombra di bronzo, contraddizione in termini: leggera e spettacolare, la silhouette sullo sfondo è stata ideata da Vezzoli e impreziosita con dei gioielli che parlano in qualche modo di legami e relazioni. Lo spazio tra le due opere fisiche, quindi, si annulla nell’ombra, che è in posizione specchiata rispetto agli originali.

L’Idolino, icona del Rinascimento e a lungo ritenuto originale greco, riceve una nuova lettura che lo avvicina al presente. E la Vittoria Alata acquisisce tratti da Madre, come rivela il titolo scelto: da un lato Madre di Francesco Vezzoli, che torna nella sua città natale riallacciando i vocabolari della sua arte con il lessico delle origini; dall’altro Madre dell’Idolino stesso, che riceve il suo tocco e la sua saggezza. E così la storia, osservata con gli occhi di oggi, diventa strumento per pensare il futuro: il bronzo efebico non è solo modello di armonia, ma segno di continuità e di speranza verso il futuro. Insieme alla Vittoria, il ragazzetto bronzeo costruisce un racconto che attraversa epoche diverse e riafferma la vitalità del patrimonio antico quando incontra la sensibilità contemporanea.
Lo scambio
L’installazione si inserisce peraltro in un progetto più ampio: la collaborazione tra Fondazione Brescia Musei e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze troverà compimento l’11 dicembre. Fino al 9 aprile 2026, il museo fiorentino ospiterà infatti la mostra gemella «Icone di potere e bellezza», con tre teste dorate e bronzee di imperatori romani delle collezioni bresciane, nate per conservare l’immagine del potere. Al pari dell’Idolino e della Vittoria, anche loro trovano nuova luce. Perché l’arte, come la storia, è sempre contemporanea se letta con gli occhi dell’oggi.
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