Natura distruttiva e affascinante, sabato inaugura la mostra «Lapilli»

La Redazione Web
Verrà inaugurata sabato 6 aprile alle 17.30 presso la Collezione Paolo VI a Concesio la mostra personale della fotografa Sara Munari
  • Le opere in mostra di Sara Munari
    Le opere in mostra di Sara Munari - © www.giornaledibrescia.it
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Verrà inaugurata sabato 6 aprile alle 17.30 presso la Collezione Paolo VI in via Marconi a Concesio la mostra personale della fotografa (non più solo fotografa) Sara Munari. Si intitola «Lapilli»: il titolo scandisce subito a chiare lettere il soggetto dell’esposizione, dato che i lapilli sono quelli sputati con potenza dai vulcani europei. «Hanno una natura distruttiva, ma anche affascinante. Ecco perché ispirano da sempre miti, leggende e preghiere. Su queste riflessioni si concentra la ricerca di Munari, che ha vinto la quarta edizione del Premio Paolo VI per l’Arte Contemporanea»: a spiegarlo è la direttrice della Collezione, Marisa Paderni, che ha curato la mostra insieme alla conservatrice Anita Franchi.

Lo studio

Nella sala ipogea del museo ci sono diverse fotografie (il mezzo da cui è partita l’artista), ma anche opere installative che includono video e audio, tessuto e interventi diversi. Il lavoro parte dunque dalla fotografia, ma si fa tridimensionale e multi-medium per indagare da diverse angolazioni la spiritualità e la ritualità che scaturiscono dalle eruzioni dei vulcani.

«Non ho mai vissuto da vicino un evento catastrofico dal punto di vista naturale, così ho iniziato a studiare le eruzioni dei vulcani europei, cercando di capire anche lo scontro tra la realtà e le leggende», dice Munari, che in quasi quattro anni si è spostata di vulcano in vulcano nei momenti delle esplosioni di lava. «Quando sono stata a La Palma durante l’eruzione della Cumbre Vieja ho visto dal vivo cosa accade davvero in quel momento, e non ciò che rimane dopo l’intervento umano. Ho raccolto materiale e ciò che mi ha colpito è la risposta che l’essere umano dà a questi avvenimenti dal punto di vista spirituale e religioso. L’uomo non sta quieto, ma cerca la storia. Non contrasta la devastazione con mezzi tangibili, ma con qualcosa che non vediamo».

Le opere

Alle foto pulite e dirette si affiancano grandi tele stampate e trattate con amido, fili, foglia d’oro o altri materiali, oltre a teche sotto cui riposano libri, madonne e lapilli, opere ancora più totemiche. I materiali più grezzi e materici spiegano meglio, secondo l’artista, la contemplazione anestetizzante della risposta spirituale umana all’evento catastrofico naturale. A loro si aggiunge un video in un angolo: il rumore di fondo dell’installazione accompagna sonoramente tutta la mostra, tentando di ricreare sensorialmente l’esperienza e l’effetto di un’eruzione vulcanica. «Pure io alla fine ho raccontato una storia», dice l’artista. «Mi sono resa conto di perpetuare la stessa modalità millenaria che usa la parola per spiegare qualcosa di profondo. Anche se io uso l’immagine».

Ingressi e orari

La mostra è visitabile fino al 15 giugno dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17, il sabato dalle 14 alle 19. Tutti i sabati alle 17.30, dal 13 aprile, ci saranno visite guidate alla mostra, incluse nel biglietto d’ingresso al museo (2,50 euro). Il 18 maggio si terrà un workshop con l’artista, con la possibilità di visitare la mostra con lei, mentre il 20 aprile ci sarà un laboratorio per bambini.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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