Tiepolo e Pellegrini, a Cellatica una mostra che diventa dossier

Giovanna Galli
Alla Casa Museo della Fondazione Zani, tre grandi tele di due maestri del Settecento veneziano
Le opere in mostra alla Fondazione Casa Zani di Cellatica - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Le opere in mostra alla Fondazione Casa Zani di Cellatica - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
AA

Nella pittura veneziana del Settecento la luce non è un semplice fenomeno, ma un principio che struttura il racconto e ne determina l’intensità emotiva. A questa consapevolezza si ispira l’esposizione, inaugurata ieri, che la Casa Museo Zani di Cellatica dedica a Giovanni Antonio Pellegrini (1675-1741) e Giovanni Battista Tiepolo, due grandi interpreti dello spirito del tempo che portarono in Europa una visione nuova del colore e della luminosità.

Una mostra dossier che non è soltanto un incontro tra maestri veneziani, ma anche il risultato di una rete di collaborazioni: la Fondazione Paolo e Carolina Zani, la Curia di Brescia attraverso l’Ufficio Beni culturali, la Soprintendenza e la Collezione Intesa Sanpaolo dialogano in un progetto che unisce prestito, valorizzazione e cura del patrimonio.

La presentazione della mostra dossier - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
La presentazione della mostra dossier - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Le tre grandi protagoniste

Protagoniste sono tre grandi tele: gli ovali di Pellegrini, «Elia e l’Angelo» e «Davide riceve i pani da Achimelech», provenienti dalla Cappella del Santissimo Sacramento della chiesa bresciana di Sant’Agata, e «Il giudizio finale» di Tiepolo, realizzato negli anni Quaranta del Settecento e concesso in prestito da Intesa Sanpaolo, grazie al sistema di scambio e prestiti istituzionali che caratterizza le attività della Fondazione. Accostate, queste opere rendono percepibile l’evoluzione della pittura veneziana in un momento di profonda trasformazione: dal dinamismo atmosferico di Pellegrini alla costruzione scenografica che avrebbe reso Tiepolo l’interprete più celebrato del secolo.

La luce protagonista dell'affiancamento - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
La luce protagonista dell'affiancamento - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Gli ovali di Pellegrini, presentati per la prima volta dopo il restauro finanziato dalla Fondazione, riemergono oggi nella piena vitalità del loro linguaggio. Le pennellate leggere, quasi impalpabili, rivelano la doppia formazione del maestro tra la Venezia di Sebastiano Ricci e la Roma del Baciccia e di Luca Giordano. Grazie alla pulitura è ora possibile apprezzare la brillantezza del colore e gli effetti di luce che dilatano lo spazio, animando la composizione con quella sensibilità del gesto che influenzò profondamente anche la cognata del maestro, Rosalba Carriera, e molti pittori inglesi e francesi del Settecento.

Giunte a Brescia nel terzo decennio del secolo, le due tele rappresentano l’unica commissione certa dell’artista sul territorio e dialogano, in un contrasto che ne esalta l’originalità, con la pala classicista della stessa cappella, opera del veronese Antonio Balestra. Il recente intervento di manutenzione, eliminando vernici ingiallite e depositi dalle superfici, ha restituito la ricchezza cromatica e la mobilità luminosa originarie.

Luminosità, spazio mentale

«Il giudizio finale» di Tiepolo rivela invece una concezione più ampia della luce, che nell’originale produzione del maestro non è solo atmosfera, ma struttura drammaturgica che ordina le figure secondo una geometria ascendente. Il prestito della Collezione Intesa Sanpaolo consente di inserire nel percorso un’opera che chiarisce con esattezza la maturità tiepolesca degli anni Quaranta. Qui la luminosità non si limita a rischiarare l’evento sacro, ma costruisce uno spazio mentale, una verticalità che guida lo sguardo verso la dimensione celeste e organizza la scena in un ritmo teatrale dove pathos e misura convivono.

Il confronto con Pellegrini all’interno della sala delle Temporary Exhibition diviene dunque rivelatore: mentre il maestro più anziano modella le forme con vibrazioni cromatiche leggere, Tiepolo elabora la luce come architettura morale, come sistema che ordina l’umanità nella tensione tra terra e cielo. Una visione che preannuncia le grandi imprese decorative che lo porteranno nelle corti europee, dall’Austria alla Spagna, consacrandolo interprete del gusto internazionale del secolo.

Massimiliano Capella, storico dell'arte e direttore della Casa Museo - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Massimiliano Capella, storico dell'arte e direttore della Casa Museo - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Significativo l’accostamento dell’opera con il patrimonio della Casa Museo Zani, che conserva anche due dipinti tiepoleschi: «Bacco e Arianna», brillante invenzione mitologica, e l’intenso «Ritratto di uomo anziano», presenti nel Salone dell’Ottagono. Aperta fino al 6 aprile, nella sede di via Fantasina 8 a Cellatica, la mostra consente di cogliere la complessità di un passaggio cruciale della pittura europea e permette di ritrovare, nelle opere restaurate e nei loro contrasti, la vitalità di un linguaggio sorprendentemente moderno (info@fondazionezani.com).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...