Addio ad Antonio De Martino, l’artista dei bigliettini in Carmine
Era il 2019 quando Antonio De Martino scriveva su Facebook: «Cari amici, se faccio un quadro al giorno sto meglio». Involontario haiku che ben dipinge la figura dell’artista del Carmine scomparso nei giorni scorsi a 79 anni. Controverso ma caratteristico, Antonio De Martino è stato il simbolo dello spirito genuino del Carmine pre-Movida, ruvido ma sensibile, complicato ma poetico.
Chi era De Martino
Arrivato a Brescia dalla Campania negli anni Settanta, De Martino scelse il quartiere come casa e laboratorio per i suoi encausti e le sue opere. Inizialmente in via Battaglie, e poi proprio di fronte alla chiesa di Santa Maria del Carmine. «Se vuoi fare l'artista devi vivere a New York o a Shanghai! Oppure scegli di vivere al Carmine», recitava la targa accanto alla porta del suo Atelier degli Artisti.

L’Atelier – all’interno del quale teneva incontri, corsi, mostre… – era espressione della sua idea di arte. Raccogliendo l’eredità di Guglielmo Achille Cavellini e degli artisti degli anni Settanta, De Martino abbracciò l’idea dell’arte pubblica e aperta, spalancando la sua creatività a tutto il quartiere e alla città, creando, oltre alle opere più private e di minori dimensioni, installazioni intriganti e soprattutto simbolicamente dense.
Le installazioni e le opere
Sotto la protezione di Piero Cavellini, figlio di Gac, fu protagonista del progetto «Utopia». Per qualche anno realizzò installazioni che donava alla città. Alcune sono rimaste nell’immaginario collettivo e di altre ancora si vedono le tracce: le farfalle sul fianco della Loggia; l’assalto al Castello con uomini che si inerpicavano sul muraglione sopra la galleria Tito Speri; gli alberi addobbati in via San Faustino con tele che ritraevano personaggi della cultura; le finestre del palazzo del Museo della Fotografia decorate con opere di artisti contemporanei… E poi la trasformazione della piazzetta della fontana accanto alla chiesa di Santa Maria del Carmine: grazie a lui era diventata un giardino botanico mediterraneo con palme e banani, che finirono poi in Castello.

Soprattutto, fu lui a riempire il volto di via Ventura Fenarolo con i biglietti e le perle di saggezza: l’opera «L’eroico commentario» è una delle più immortalate su Instagram.
Tra le opere più conosciute c’erano poi le tele estroflesse con radici a simboleggiare i marciapiedi sollevati. «Sono un artista da marciapiede» diceva, spiegando che quelle radici rappresentavano la rottura della superficie levigata della realtà da parte delle forze liberatorie della creatività.

Lo sfratto e l’addio
Lo spazio dell’Atelier degli Artisti, che come accennato era per lui sia laboratorio che abitazione, ma anche salotto nel quale suonava pianoforte e chitarra, era di proprietà comunale: per vari problemi nel 2019 il Comune lo sfrattò. Ci furono anche una raccolta fondi e una mobilitazione per chiedere di rateizzare gli importi dovuti, ma l’Amministrazione non accettò, non rinnovando il contratto. Da allora non lavorò più così alacremente.
De Martino si è spento nei giorni scorsi: ad annunciarlo i figli e i nipoti, che hanno comunicato che il funerale si terrà martedì 8 luglio alle 10.30 nella parrocchia dei santi Faustino e Giovita, partendo dalla Fondazione Poliambulanza dove l’artista era ricoverato.
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