Sotto i marciapiedi di De Martino la natura che genera

C’è tutta la forza della natura, nelle nuove opere che Antonio De Martino presenta da oggi (vernice alle 18) fino al 30 aprile nel suo Atelier degli Artisti di contrada del Carmine 5, in città. Forza nascosta e dirompente, come quella delle radici delle piante che, soffocate dall’asfalto delle città, riescono comunque a emergere deformando le superfici dei marciapiedi, per dirci che la natura vince sull’uomo, e torna a rivivere nonostante tutto.
De Martino crede in questa forza, e ne ha fatto da tempo la sua bandiera: davanti al suo studio - in anticipo di qualche anno su Expo - ha allestito un giardino urbano che prossimamente completerà con una semina di granoturco. Nel suo atelier ha una collezione di piccole ampolle in cui ha ricreato microcosmi con semi e virgulti di piante nostrane ed esotiche, che allo sguardo ravvicinato rivelano forme fantastiche.
Ora riparte dai marciapiedi, tema caro alla sua produzione, rinnovandoli con una nuova energia che proprio dalla natura prende spunto: le superfici dei suoi lavori crescono e si deformano grazie all’inserimento di veri elementi vegetali, rami contorti, radici d’ulivi centenari, cortecce... che creano tensioni dinamiche fino a far esplodere letteralmente la tela, rivelando tutta la rugosità, le ruvidezze e i nodi di queste escrescenze naturali.
Dai marciapiedi in cui inseriva oggetti come frammenti di una vita quotidiana divorata dalla frenesia del tempo metropolitano, De Martino è passato quindi a queste superfici che cedono alla forza di una natura mai sconfitta. Se figurativamente questi lavori rimandano alle ricerche plastiche delle tele estroflesse di Bonalumi e Castellani, o ai tagli di Lucio Fontana, qui l’approccio è contemporaneamente più semplice e più complesso. Più semplice, perché la mimesi della natura lascia sullo sfondo ogni discorso astratto sulla relazione tra pittura e scultura, superficie e spazio tridimensionale. Più complesso perché mette in gioco il senso profondo di un’arte che vuole porsi in connessione non solo formale ma anche sostanziale con le forze generative che stanno alla radice della creatività.
gio. ca.
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