L’arte provocatoria e gli enigmi si incontrano sul Garda

Il concettualismo ironico di Corrado Bonomi e il superamento bidimensionale della fotografia di Nataly Maier. Nell’ambito della 19esima edizione di «Meccaniche della meraviglia», rassegna di arte contemporanea curata da Albano Morandi, gli spazi della Fondazione Vittorio Leonesio di Puegnago del Garda ospitano le personali dei due artisti (ingresso gratuito sabato e domenica dalle 15.30 alle 19.30).
La mostra «Il cardellino»
La mostra «Il cardellino» di Bonomi, curata da Alberto Fiz e allestita fino al 19 ottobre al primo piano della villa, vuole essere una riflessione sulla storia dell'arte intesa come strumento dinamico di appropriazione. Il titolo fa riferimento a una delle rare opere del pittore olandese Carel Fabritius, tra i più dotati allievi di Rembrandt, in cui il volatile è raffigurato incatenato alla propria mangiatoia. Bonomi, in un’installazione site-specific creata ad hoc, ne esalta il potere evocativo attraverso la sparizione della sua immagine (la catenella penzola su un grande lenzuolo bianco) e al contempo la riproduzione del suo cinguettio nei differenti ambienti dello spazio.
I protagonisti
L’esposizione dedicata a Bonomi prosegue con il suo dialogo intrigante e ironico con i grandi maestri dell’arte, e costringe l’osservatore a deragliare dal conosciuto: le «Piazze d'Italia» di De Chirico sono animate da elementi tridimensionali che ne accentuano l'ambiguità, un trenino in legno in un camino sormontato da nuvole di fumo in cotone ricrea l’opera di Magritte, le teste di Arcimboldo diventano tridimensionali con giocattoli in plastica scelti in base alla loro tipologia, siano essi animali marini, fiori o verdure. E ancora i quadri di Mondrian sono impacchettati come regali e le opere di Lucio Fontana popolate dalle «Lùcie», intraprendenti fatine sexy che collaborano alla realizzazione di «Nature», «Teatrini», «Tagli», «La Fine di Dio». Come ultima tappa dell'esposizione, una serie di cappelli che attendono di essere indossati: sulle tese compaiono il campo di grano con corvi di Van Gogh, la testa di toro di Picasso, la mela verde di Magritte, le lampadine colorate di Beuys e naturalmente il cardellino di Carel Fabritius.
La mostra «Attorno»
Negli spazi del fienile è invece allestita (fino al 22 giugno, stessi orari) la mostra personale di Nataly Maier, a cura di Kevin McManus, con una selezione di lavori realizzati tra il 1989 e il 2022. Il titolo della mostra, «Attorno», è rivelatore di una poetica ben precisa, di una lettura personale del rapporto che lega realtà e opera d’arte. Molti dei lavori presentati utilizzano la fotografia, indagandone la complessa ed enigmatica natura: alcune sculture, ad esempio, traducono la fotografia in strutture tridimensionali, che suggeriscono un’esperienza tattile della realtà mostrata (accanto all’immagine della paglia, il materiale stesso). Gran parte delle opere esposte in questa occasione, tuttavia, utilizza il formato di un dittico, costituito da una parte figurativa (fotografia o tempera su carta intelata) in bianco e nero, e da una parte monocroma: sta all’occhio del visitatore riunire immagine e colore in un’unica realtà.
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