Tavernole, folla per l’arte di Busi: «I miei quadri parlano in dialetto»

Alessia Tagliabue
Presentata al Forno Fusorio la raccolta di trecento opere firmata dall’artista bresciano che celebra la Valtrompia
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La Val Trompia nei dipinti di Eugenio Busi
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«L’italiano lo mastico poco, le altre lingue non le conosco per nulla, ma non è mai stato un problema: tutti i miei quadri parlano in dialetto bresciano». Si è aperta così, con le parole del suo protagonista, sabato sera al Forno Fusorio di Tavernole, la presentazione del libro «La Valle Trompia nei dipinti di Eugenio Busi», una raccolta di trecento opere dell’artista bresciano. Tantissimi i partecipanti in sala, impreziosita da undici tele che raffigurano scorci del territorio valtrumplino.

Carriera e soddisfazione

Un'opera di Busi
Un'opera di Busi

«È una soddisfazione enorme che corona un lavoro artistico iniziato negli anni ’70 – ha commentato Busi –. Chi avrebbe pensato che saremmo arrivati qui... I luoghi di questa valle che mi rimangono più nel cuore? Paradossalmente, quelli che non ci sono più, che rimangono nei quadri ma che la storia e l’urbanizzazione hanno lentamente modificato negli ultimi cinquant’anni. La genesi di questo libro è iniziata prima della pandemia: è stato un lavoro lungo, di ricerca e fotografia delle opere sparse su tutta la provincia».

Dietro il progetto del volume ci sono la Fondazione Dolci e la Comunità Montana di Valle Trompia, il cui presidente, Massimo Ottelli, ha svolto sabato il ruolo di moderatore. «La Valtrompia è da sempre riconosciuta come terra di economia, di lavoratori e di ferro: grazie ai lavori di Eugenio Busi la riconosciamo invece anche come terra di arte –  ha dichiarato –. Tanti i paesaggi, i momenti e i personaggi che hanno determinato la bellezza di questo territorio e che ci vengono restituiti in questo volume, che diventerà memoria storica della nostra valle».

Autenticità valtrumplina

Il pittore Eugenio Busi - © www.giornaledibrescia.it
Il pittore Eugenio Busi - © www.giornaledibrescia.it

Alle pareti del Forno, infatti, ammiccavano scene naturalistiche, paesaggi innevati, cacciatori e cani, un malghese con i suoi vitelli, un ritratto di papa Montini e altri pezzi della storia e dei paesaggi della valle del ferro. «Eugenio è un pezzo della nostra brescianità – sono state le parole del vicepresidente del Consiglio regionale Emilio Del Bono –. A lui dobbiamo, grazie alla sua schiettezza e generosità, il poter ritrovare, grazie alle sue opere, quell’autenticità che va a creare l’impasto culturale ed antropologico che chiamiamo brescianità, un imprinting che viene dal luogo dove siamo cresciuti. La meraviglia e la fatica della montagna ci hanno resi sì grandi lavoratori, ma anche cercatori di bellezza: una bellezza che ritroviamo in maniera evidente nelle tele di Eugenio».

Alla serata erano presenti anche le Amministrazioni della zona, tra cui il sindaco di Tavernole Gerardo Ferri, che ha offerto lo spazio del Forno Fusorio, e sul finale sono arrivati anche i saluti dell’europarlamentare Mariateresa Vivaldini, che ha ringraziato il pittore «per un’arte che ha sempre saputo unirci, oltre i colori».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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