L’archivio di Penelope va all’asta: 300 abiti d’autore volano a Parigi

A Londra la scambiavano per Vivienne Westwood. I capelli arancioni e le mise d’avanguardia possono in effetti confondere: Penelope – all’anagrafe Roberta Valentini – è il simbolo della moda bresciana e italiana. E in questi giorni ha iniziato ad aprire al mondo il suo prezioso archivio.
La prima cliente di Armani donna (come giustamente ama stimarsi: «Amavo i suoi tailleur con taglio da uomo») – colei che ha portato in città Comme des Garçons, Yohji Yamamoto, Jean Paul Gaultier, Martin Margiela e Sybilla quando ancora erano nomi sconosciuti – ha dunque deciso di affidare a una casa d’aste specializzata in moda una bella fetta della collezione custodita in un magazzino in centro a Brescia. Non tutta, sia chiaro: «Il resto resta a me», dice. In ogni caso manca pochissimo: l’asta si terrà il 6 novembre e alcuni pezzi, stimano gli esperti, potrebbero venire battuti a 25, 30mila euro l’uno. Indirizzo da segnare: rue de Turenne 84, Parigi.
I pezzi in asta
Qualche esempio: il gilet Artisanal di Maison Martin Margiela in cartapesta realizzato con manifesti pubblicitari e simbolo del suo approccio al riuso (p/e 1990), stimato 15-25.000 euro. Un tailleur di Yohji Yamamoto in taffetà di seta grigio argento a righe (p/e 1999), che si stima verrà battuto a 3-5.000 euro. Sempre di Yamamoto un raro copricapo in panno di lana nero e legno (del 1991), circa 1.500 euro. Ma anche un tailleur con gonna di Vivienne Westwood del 1996 in lana, velluto e pelliccia.

A raccontare perché questi pezzi vadano all’asta – non si tratta di una mera decisione economica – è lei stessa. Con la spiegazione Penelope la prende larga, ma è meglio così: gli aneddoti e i ricordi sono parte essenziale di questo racconto, che parte proprio con Vivienne Westwood. «Fui la prima a portarla qui – conferma –. A Londra e New York mi correvano dietro pensando fossi lei. Glielo dissi, anche una volta: non so se ne fu contenta oppure no», sorride. Erano gli anni nei quali da Westwood a Lady Diana tutta Londra voleva la buyer bresciana. «Di Vivienne Westwood acquistai una collezione quando ancora il suo negozio si chiamava Worlds End. Presi tutto lo stand che proponeva. Quei capi sono rimasti in magazzino fino a poco tempo fa: molti di essi andranno all’asta». Così come numerosi pezzi di brand che erano arrivati a Brescia proprio grazie a lei. «Il mio è stato un pionierismo naturale, frutto della curiosità. Sono sempre stata attratta dal nuovo: la ricerca, per me, è spontanea, è un modo di essere».
Abiti d’autore
La decisione di affidare i capi storici a una casa d’aste è nata quasi per caso. «Sono state coincidenze e situazioni: siamo venuti a conoscenza di queste case d’asta che lavorano anche con la moda. Erano interessate alla merce che avevo raggruppato in tanti anni: capi invenduti o che avevo tenuto perché mi piacevano. Così abbiamo iniziato a esplorare questa possibilità».

La scelta è caduta su Kerry Taylor Auctions, la più grande casa d’aste di moda al mondo, specializzata in abiti d’autore e la cui clientela è formata prevalentemente da musei e star hollywoodiane. «Ci è piaciuta subito – racconta –. Ci hanno accettato immediatamente, perché hanno capito che tipo di prodotto possedevamo. Erano ingolositi dai nostri marchi. Ci siamo conosciuti personalmente e abbiamo capito che eravamo adatti l’uno all’altro. È nata un’intesa naturale». I referenti della casa d’aste, inglesi ma con base a Parigi, sono arrivati a Brescia per visionare di persona il magazzino: «Li abbiamo guidati tra scaffali e scatole piene di prodotti storici. Sono rimasti molto colpiti».
Opportunità
All’asta di novembre andrà una selezione di circa 300 pezzi, provenienti dal grande archivio di Penelope. «Abbiamo un magazzino in centro: una parte è per la merce corrente e di stagione, un’altra è riservata ai capi rimasti negli anni. Molti sono stati rimessi in circolo nel tempo, divisi per marchio; altri sono rimasti, perché per me erano speciali. Eravamo in attesa di capire cosa farne. Ora l’attesa è finita».

L’asta del 6 novembre segnerà un momento importante. Emotivamente difficile? «In realtà no. Certo, sono legata a quei capi, ma il tempo passa. Questa proposta non l’ho cercata, è arrivata da sola, e si è rivelata un’opportunità. Se poi la richiesta arriva da persone di spessore, allora è un’occasione naturale: a un certo punto questi capi devono andare da qualche parte».
Ci sono cinque o sei pezzi che più di tutti spiccano sugli altri? «Non direi. Sono tutti marchi forti, ma ognuno ha un suo valore».
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