Aldo Cazzullo a Librixia: «Se Francesco fosse tra noi sarebbe a Gaza»

Una «figura fondativa della nostra identità». È Francesco, il santo d'Assisi, secondo il giornalista Aldo Cazzullo che a lui ha dedicato «Francesco. Il primo italiano» (HarperCollins, 265 pp., 19,50 euro). È venuto a presentarlo ieri sera a Librixia - la Fiera del libro di Brescia, promossa dal circolo culturale Ancos di Confartigianato Brescia e Lombardia con il Comune di Brescia - in un Auditorium San Barnaba gremito di spettatori.
Un santo - ha detto Cazzullo - visse «in un tempo straordinario, in cui nasceva il mondo moderno: città, cattedrali, università, la borghesia, la finanza, le banche... quindi un'epoca in cui si faceva moltissimo denaro. Francesco è un rivoluzionario , perché nella sua comunità sono tutti uguali. Tratta le donne da pari a pari, una novità incredibile allora. E sceglie la povertà come massima forma di libertà».
Rivoluzionario e reazionario
Ma Francesco, prosegue lo scrittore, è per certi aspetti anche «reazionario»: « Reagisce ai cambiamenti impetuosi rifiutandoli . Rifiuta il denaro, ma anche i libri, che per lui sono una forma di ricchezza - allora erano preziosi, perché manoscritti su pergamene - e anche simboli di potere e superbia. Gesù, per lui, vivere nelle opere buone». Uno spirito radicale , capace di abbracciare e baciare i lebbrosi, portatore di un «progetto politico e sociale: il potere per lui va dato a coloro che non lo vogliono. Anticipa in un certo senso le parole di papa Paolo VI , quando disse che la politica è la più grande forma di carità».
Normalizzazione
Il santo d'Assisi «non era critico verso la Chiesa, la voleva salvare». Ma la sua immagine, a lungo tramandata dalla «Legenda maior» di Bonaventura da Bagnoregio, perse a lungo l'originaria carica rivoluzionaria. « Bonaventura cerca di normalizzarlo : tutto viene edulcorato e stemperato, e lui ordina che tutte le biografie precedenti vengono distrutte. È l' Ottocento il grande secolo del francescanesimo , quando vengono ritrovati gli appunti di frate Leone e si forma un quadro più ricco di chi fosse questo nostro santo».
Anche il racconto delle stimmate che Francesco ricevette sul monte della Verna , oltre a confermarne la santità, assume un altro significato: Cazzullo ricorda l'interpretazione di Chiara Frugoni, la grande medievista bresciana d'adozione, secondo cui «le stimmate sono anche un modo per allontanarlo dalla terra e relegarlo nel cielo, facendone un modello non imitabile».
Francesco può sembrare ancora oggi inattuale, ma - insiste Cazzullo - non lo è per nulla. «Era un uomo di pace, e noi facciamo la guerra. Era un'ecologista che amava tutte le creature, mentre noi le stiamo distruggendo. Ci ha insegnato a rispettare la dignità di tutti gli esseri umani, mentre noi a volte la calpestiamo. Per questo è più vivo che mai». In un mondo dominato dalla tecnica, dove i più ricchi investono milioni nella ricerca dell'immortalità, «Francesco ci ricorda che l'immortalità è il sogno dei malvagi. Morire è un gesto di generosità, per lasciare spazio ai nostri figli e nipoti. Nel suo rispetto per la dignità umana c'è già l'antidoto al nostro mondo post-umano. È il precursore dell'umanesimo, che mette l'uomo al centro del mondo: davanti a Dio tutti sono uguali e ognuno ha una dignità che va sempre rispettata».
Uomo del dialogo
Che farebbe di fronte alle guerre di oggi? «Nel 1219 Francesco andò a incontrare il sultano d'Egitto, che rimase affascinato da lui. Il loro incontro fu improntato a uno spirito di dialogo che voleva cercare di ripristinare. Le Nazioni unite sono nate appunto perché gli Stati si parlino; invece le guerre continuano. Ho pochi dubbi che oggi Francesco sarebbe già a Gaza e direbbe con noi e come noi: basta morti».
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