Brescia incontra Brad Elizalde, miglior barista del mondo 2024
Cosa ci fa il barista numero uno al mondo a Brescia? Il merito è del Dialogue che ha invitato Brad Elizalde, head bartender dell’Handshake Speakeasy di Mexico City, appena eletto miglior bar del mondo nel 2024 (classifica The World’s 50 best bar): «È un onore e un privilegio per noi avere amici e colleghi da tutto il mondo – ha subito sottolineato Adrian Cristian, gestore del Dialogue – non è la prima volta che lo facciamo, questo è il terzo numero uno del mondo consecutivo che portiamo a Brescia. Le prime due sono state più facili a livello logistico visto che sia il numero uno del 2023 (Sips) sia quello del 2022 (Paradiso) erano di Barcellona, mentre i ragazzi di Handshake in questo caso sono di Città del Messico».
Il segreto
«L’Italia ha un posto importante nel mio cuore perché penso che qui ci sia la miglior ospitalità del mondo: appena ho ricevuto l’invito non ho avuto alcun esitazione nell’accettare – ci ha spiegato Brad Elizalde – sono stato il primo a voler fare questa esperienza e sono sicuro che ci divertiremo molto».
Per capire cosa rende Handshake Speakeasy al momento il miglior bar del mondo lo abbiamo chiesto proprio a chi lo ha pensato: «Potrei parlarti di tutto il sistema e di come funziona il nostro bar, ma alla fine penso che il nostro segreto sia la capacità di continuare ancora a divertirci nel fare il nostro lavoro – ha raccontato lo stesso Elizalde – ci piace fare da bere per i nostri ospiti e ci piace fargli passare una serata memorabile. Non abbiamo mai cambiato questi concetti base e non penso che li cambieremo mai perché vogliamo rimanere ospitali e in contatto con i nostri clienti. Siamo un gruppo di 32 bartender, abbiamo tutti la stessa mentalità e siamo diventati una grande famiglia, probabilmente è proprio questo legame e questo senso di appartenenza che ci ha resi nel 2024 il bar numero uno al mondo».
Brad Elizalde con sé ha portato anche una delle sue bariste che lo ha aiutato nella mescita e nella preparazione durante la serata al Dialogue. Il menù prevedeva 4 drink: «Per la degustazione di stasera abbiamo portato 4 cocktail che rappresentano la nostra storia e il nostro locale: Big in Japan, Fig Martini, Passionfruit & Bitter e Earl Gray – ha spiegato Ana Yaret – nell’Earl Gray andiamo a mescolare il gin con il sake messicano, il Passionfruit è una novità che abbiamo appena inserito nel nostro menù, Big in Japan è un omaggio alla cultura orientale, abbiamo utilizzato proprio un whiskey nipponico e lo shiso, ed infine il Fig Martini è una rivisitazione del grande classico dry Martini».
La serata è stata chiaramente un grande successo con tanti bresciani, e non solo, che hanno voluto fare un esperienza fuori dall’ordinario: «Saranno con noi per tutto il weekend per poter condividere tutte le nostre idee e la nostra passione sul tema. È anche un modo per offrire a Brescia un’esperienza unica, sempre più internazionale e di livello sempre più alto – proprio questa è la filosofia alla base di queste serate e come ci ha confermato Adrian Cristian è un’idea molto apprezzata – abbiamo avuto tantissime prenotazioni da parte dei nostri clienti abituali, ma ci sono anche persone che vengono da Monza, da Milano, dalla Svizzera e anche da Foggia».
Un po’ di storia
La World’s 50 best bar è un organizzazione specializzata in bar e cocktail che fin dal 2009 ha istituito una serie di prestigiosi premi annuali. Il più importante chiaramente è la lista dei 50 migliori bar al mondo che viene stilata grazie ai voti di 700 esperti provenienti da ogni parte del globo. Sin dal 2017 il nome dei votanti è tenuto segreto per non permettere alcuna influenza sull’esito e per garantire un distribuzione uniforme dei voti sono state istituite anche 28 Academy Chairs divise per regione geografica. Possono accedere alla candidatura i bar degli hotel, gli speakeasy, gli hidden bar, i bar più classici e i locali che servono cocktail.
Cos’è uno speakeasy?
Letteralmente significa «parlar piano», ma in realtà il termine si riferisce agli esercizi commerciali che vendevo illegalmente bevande alcoliche durante il periodo del proibizionismo americano. Proprio a questa tipologia di locali, in auge tra il 1920 e il 1933, si ispirano tanti bar attuali tra cui anche Handshake di Città del Messico che, infatti, ha completato il proprio nome con la definizione di speakeasy. In realtà i bar che provano a mantenere in toto l’essenza degli speakeasy originali del proibizionismo sono gli attuali hidden bar che provano ad essere appunto nascosti e tendono ad avere ingressi poco convenzionali, magari impreziositi anche da una password per accedere o da un indovinello da risolvere.
Dal punto di vista dell’etimologia si entra nel territorio della leggenda, ma sono due le ipotesi più accreditate dagli storici:
In Pennsylvania nel 1888 l’introduzione delle legge statale Brooks High aumentò la tassa per la licenza di saloon da 50 a 500 dollari facendo crollare drasticamente il numero di bar legali. Kate Hester, che aveva in gestione un saloon a McKeesport, decise di proseguire il suo operato senza pagare la tassa e per avitare che il suo bussiness illegale potesse attirare l'attenzione delle autorità, quando i suoi clienti erano troppo turbolenti, lei li avrebbe zittiti sussurrando Speak easy, boys! («Parlate piano, ragazzi!»).
Il termine sia semplicemente derivato da un modo di ordinare una bevanda alcolica senza sollevare sospetti proprio durante il proibizionismo. I baristi all’epoca avrebbero detto ai clienti di stare tranquilli e di «speakesay», appunto, parlare piano.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.








