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C’è ancora San Biagio per gustare il panettone

Non è solo un dolce di Natale: lo sanno bene una tradizione milanese e El Forner, che propone una versione anti-spreco con gli ingredienti rimasti dopo le festività
Una fetta di panettone
Una fetta di panettone
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Archiviato il Natale, pensavate di non sentir più parlare di panettoni? Sbagliatissimo per due motivi. Primo: i boss dei grandi lievitati sostengono che il «dolce delle feste» si possa mangiare tutto l’anno. Secondo: c’è ancora San Biagio. E la tradizione vuole che il 3 febbraio si mangi il panettone avanzato a Natale per tenere alla larga i malanni di stagione.

San Biagio è infatti il protettore delle gole: avrebbe salvato un bambino che stava soffocando a causa di una lisca di pesce dandogli una briciola di pane. Nelle chiese, quel giorno, anche nel Bresciano lo si ricorda con la benedizione delle gole impartita dal sacerdote incrociando due candele sotto il mento.

Ma perché il suo nome viene legato al panettone? La tradizione è perlopiù milanese. Si narra che nella città all’ombra della Madunina una contadina portò a un prete il panettone affinché lo benedisse prima del Natale. La donna si dimenticò di ritirarlo e lui iniziò a spiluccarlo. Quando lei, il 3 febbraio, tornò a reclamare il suo dolce, il sacerdote iniziò a scusarsi, ma non ce ne fu bisogno: nel frattempo nella scatola era comparso un nuovo lievitato ancora più grande dell’originale. Da qui la tradizione di far benedire il panettone e mangiarlo il giorno di San Biagio.

Una tradizione che, ad esempio, El Forner di Brescia ha deciso di celebrare proponendo ai suoi clienti un panettone realizzato con gli ingredienti rimasti dopo le innumerevoli infornate del Natale e venduto a grandi fette dal 27 gennaio al 3 febbraio a un prezzo contenuto. Un’iniziativa anti-spreco, un’usanza da riscoprire.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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