Capodanno a casa, ma cucina lo chef: i bresciani scelgono le prelibatezze d'asporto
È bastato fare un giro in questi giorni tra le corsie di un qualunque supermercato per dedurre che molti bresciani concluderanno il 2023 farcendo canapè e cucinando pesce come se non ci fosse un domani. La tendenza, però, da alcuni anni a questa parte, non è quella di spadellare tra le mura domestiche: considerati i prezzi degli ingredienti e la fatica che serve per trasformarli in piatti «da cenone» sono sempre di più, anche dalle nostre parti, le persone che scelgono di affidarsi a prelibatezze d’asporto.
Le gastronomie, quindi, termineranno l’anno col cassetto pieno. «Stiamo lavorando molto bene - commenta Simone Colosio de La Brace di via Mazzini, in città - . Dalla vigilia in poi abbiamo venduto ben 400 cotechini già cotti». Oggi, nonostante sia domenica, l’attività rimarrà aperta per consentire gli ultimi acquisti: «Immancabile, come da tradizione, è il pesce: richiestissimi sono i prodotti con maionese e altre salse che gratificano anche la vista». Una curiosità: «Rispetto al pre-Covid ora tutti prenotano ciò che desiderano e sono disposti ad accettare, senza lamentarsi, l’attesa».
Fornelli accesi e gran lavoro anche da Lanzani Bottega & Bistrot: «Le vendite dell’asporto sono in linea con le migliori annate del passato - fa sapere Alessandro Lanzani -. Con cappone, arrosti e cotechini i bresciani scelgono la tradizione. Quest’anno, inoltre, abbiamo registrano un boom di richieste di formaggi ricercati». Confermano che gli affari stanno andando alla grande Gusto Gastronomia («Bene Capodanno, ma Natale è andato ancora meglio», commenta Marco Dodesini) e la Gastronomia Schivardi: in questo secondo caso il menù spazia dall’insalata di polpo «che abbiamo venduto benissimo» a manzo all’olio e faraona al forno.
I ristoranti
E i ristoranti? «Arriviamo da un Natale sotto tono per la ristorazione - osserva Francesco Giordano, numero uno di Arthob e titolare della Serenella, in città -. E anche per San Silvestro non c’è stata la corsa a prenotare: i più hanno telefonato all’ultimo momento». Complici i malanni di stagione e la speranza che arrivasse la neve per concedersi qualche giorno di vacanza «quest’anno c’è stata tanta incertezza. Ho ricevuto chiamate di clienti che mi hanno detto: "Siamo in dieci, ma i miei amici devono ancora confermare". Tanti preferiscono cenare a casa, magari con piatti d’asporto, o andare in vacanza: gli alberghi sono pieni». Dal Duo di San Felice aggiungono che «è un Capodanno tranquillo: per via dell’influenza abbiamo registrato un po’ di disdette, ma alla fine il locale sarà comunque pieno».
Concludere l’anno con una cena al ristorante significa spendere in media dagli 80 ai 120 euro con punte di 170. Le proposte, nel Bresciano, sono da leccarsi i baffi. Da Rose&Sapori, a Desenzano, si festeggia con risotto alle ostriche e champagne. Il Canaima di Brescia porta tutti in Venezuela servendo «hallaca» (che è un fagottino di mais ripieno), picanha, «ensalada» di gallina, «torta negra» e panettone. Musica spagnola, paella e divertimento sono gli ingredienti del cenone de «nochevieja» organizzato dall’Olè di Padenghe. Lenticchie sì, ma cotte con bulgur e spezie libanesi figurano nel menù di Falafel, in città, insieme a una degustazione di spiedini. Curiosissimo è poi il «percorso culinario consapevole» proposto da Food Heroes, sempre a Brescia, con tanto di «hero porcino» o «hero salmone».
I cenoni, però, non interessano a chi è partito: per Confcommercio sono almeno 10 milioni e mezzo (un milione in più del 2022) gli italiani che brinderanno all’anno nuovo in vacanza. C’è da scommetterlo che tra questi ci siano molti bresciani.
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